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Uno scrutatore prende 3,5 euro l’ora, un presidente arriva a 4,5: la metà del salario minimo ipotizzato. Ecco perché non c’è la corsa ai seggi

In molti Comuni, proprio a ridosso dell'apertura dei seggi, si è palesata l'assenza del personale che si occupa della registrazione dei voti

Mentre sale l’allarme in diversi Comuni per la mancanza degli scrutatori, inizia a farsi strada una domanda: ma perché tante persone si defilano? Dove sono i giovani e i disoccupati, che dovrebbero – in teoria – essere più disponibili a svolgere un’attività che garantisce un piccolo guadagno? Ecco, forse la risposta sta proprio dentro questa questione: gli scrutatori (e i presidenti di seggio) sono pagati troppo poco. Secondo quanto previsto dalla circolare n. 34/2024, che ha ricostruito i compensi spettanti ai volontari che gestiscono le operazioni di voto dopo le recenti modifiche normative (che hanno determinato una piccola crescita dei compensi), nei seggi in cui si vota solo per le Europee gli scrutatori e i segretari portano a casa circa 110 euro, mentre i Presidenti arrivano a 138 euro. Somme che si riducono per i c.d. “seggi speciali” (es. presso ospedali, carceri) a circa 56 euro per gli scrutatori e 82 euro per i presidenti, e crescono per qui seggi in cui le elezioni europee sono abbinate a consultazioni amministrative (scatta la maggiorazione del 15% e nei casi migliori, una piccola integrazione di compenso).

Il calcolo dei compensi

Questi compensi sono netti, ma devono coprire 3-4 giorni di lavoro (dalla preparazione del seggio fino al completamento dello scrutinio) e hanno natura forfetaria (quale che sia la durata, non cambiano). Se proviamo a ipotizzare che il sabato si lavora dalla mattina (il seggio apre alle 15.00, ma bisogna preparare tutto) fino alle 23, la domenica dalle 7 (orario di apertura del seggio) fino alle 23, oltre alle ore necessarie per completare lo scrutinio, possiamo ipotizzare che un presidente di seggio o uno scrutatore non lavorino meno di 30 ore (anche se spesso si supera di tanto la soglia). Se proviamo a calcolare qual è il compenso orario nei casi ordinari, la conclusione è disarmante; un Presidente prende un compenso che ruota intorno ai 4.5 euro l’ora, e uno scrutatore supera di poco i 3.5 euro. Si tratta di un esercizio solo teorico, perché, come detto, l’indennità è forfetaria (prescinde dalla durata dell’attività), e sono diversi i regimi fiscali. E si potrebbe certamente obiettare che è sbagliato sottovalutare il valore civico che riveste un’attività di questo tipo.

Meno del salario minimo

Obiezioni deboli se si alza lo sguardo verso la miriade di proposte di legge sul “salario minimo”, che si sono sbizzarrite nel fissare a 9 o 10 lordi all’ora il compenso minimo per qualsiasi attività lavorativa, o se si tiene a mente quel lungo o ormai consolidato filone della giurisprudenza di Cassazione che ha sancito la violazione dell’art. 36 della Costituzione da parte di quei contratti collettivi che riconoscono compensi orari di 6/7 euro lordi l’ora. Uno scrutatore è pagato meno, molto meno delle soglie che la politica e la magistratura hanno identificato come limiti invalicabili della dignità del lavoro (recupera in parte quella distanza sono con il regime fiscale di maggior favore, ma siamo lì). È vero, quello dello scrutatore non è un lavoro in senso stretto: è una forma di partecipazione a un processo democratico di altissimo valore educativo. Ma questo valore andrebbe riconosciuto, da parte dello Stato, in termini concreti, dando dignità – anche economica – a chi collabora con le istituzioni.

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