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Così Meloni scherza con il silenzio elettorale: ecco le ciliegie varietà “Giorgia” (come due anni fa) – Il video

08 Giugno 2024 - 09:38 Felice Florio
La legge non è mai stata aggiornata tenendo conto di internet e dei social. E i politici ne approfittano

Dimenticate le vesti da presidente del Consiglio. “Giorgia” è sempre la stessa, almeno nei periodi di campagna elettorale: una politica che rappresenta solo una parte del Paese e che lancia messaggi contro un’altra. Anche stiracchiando i confini della legge che impone il silenzio elettorale. Poco prima dello scoccare della mezzanotte tra venerdì 7 e sabato 8 giugno, giorno di apertura dei seggi, Meloni ha diffuso sui social un video dall’ortolano. In romanesco, si rivolge all’esercente: «Oh Daniè, non di’ niente che siamo in campagna elettorale». Poi afferra una ciliegia, inizia a masticarla e, ancora con la bocca piena, afferma: «Buonissime, che varietà è?». Il fruttivendolo porta avanti la recita voltando un cartellino piantato nella cesta, sul quale si legge: «Varietà Giorgia». Una scenetta che sembra lo spin-off del video pubblicato in prossimità del voto del 25 settembre 2022, quando la leader di Fratelli d’Italia si mostrò ai suoi follower reggendo due meloni in mano.

«Bellissimo!»

È Meloni stessa a ironizzare sul silenzio elettorale, invitando l’ortolano/attore a non dire nulla. La presidente del Consiglio, effettivamente, si è mossa secondo la legge, pubblicando qualche attimo prima della mezzanotte. Lei e il suo staff, però, non potevano non essere consapevoli che il video sarebbe stato visualizzato dalla maggior parte dei seguaci l’8 giugno: una mossa consentita, ma un po’ priva di scrupoli. Intanto, il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan, decide di commentare il video la mattina dell’8 giugno, lui sì in pieno silenzio elettorale: «Bellissimo! La cosa più divertente saranno i musi lunghi dei bigotti di sinistra che diranno: “Un leader politico non fa queste cose”». Ed è il tenore principale delle reazioni postate dai seguaci di Meloni su Instagram.

Tra quelle con più mi piace, si legge: «Già mi immagino la reazione isterica dei sinistri», oppure, «ogni volta che fai questi video ai piddini scoppia il fegato!». A dire il vero, il nocciolo dei sostenitori dell’account dell’inquilina di Palazzo Chigi – almeno tra chi commenta – risulta ancora una volta provenire dall’India. Anche gli oppositori racimolano centinaia di like, scrivendo: «Istituzionalmente imbarazzante», o, «il bello dei commenti in appendice a questo video è che non sono dedicati alla mancanza di istituzionalità da parte di una presidente del Consiglio, ma a come dovrebbero rosicare i sinistri. Per cosa, esattamente?».

La legge sul silenzio elettorale

Meloni non è l’unica politica che, approfittando di un mancato aggiornamento della legge sul silenzio elettorale, sfrutta l’exploit dei social per lanciare messaggi che, invece, non possono essere pubblicati su tv, radio, giornali. La stessa norma impedisce l’organizzazione di comizi, l’affissione di manifesti e la propaganda nelle vicinanze dei seggi. Insomma, la campagna elettorale dovrebbe interrompersi a partire dalle 24 ore precedenti all’apertura delle urne, pena una sanzione che va dai 100 euro fino alla reclusione per un anno. In queste elezioni, con il voto che eccezionalmente comincia di sabato, l’inizio del silenzio è stato fissato alle 23.59 di venerdì 7 giugno.

La legge 212 del 1956, tuttavia, non è mai stata aggiornata tenendo conto di internet, escludendo di fatto la rete dal divieto di propaganda. E comunque la legge ha sempre mostrato, nella sua applicazione, delle maglie decisamente larghe: ad esempio, giornalisti e fotografi sono soliti seguire i politici ai seggi e, a margine, chiedono delle dichiarazioni che spesso sfociano nel commento politico. Figuriamoci se in occasione di queste Europee, i politici desisteranno dalla propaganda online, seguendo le indicazioni dell’Agcom: l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, per l’occasione, ha divulgato una nota in cui afferma che il silenzio elettorale «si estende a tutte le attività di propaganda elettorale, diretta ed indiretta, anche se veicolata sulle piattaforme online».

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