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Liberati 4 ostaggi israeliani a Gaza, Netanyahu: «Non ci fermeremo finché non saranno tutti a casa»

08 Giugno 2024 - 16:06 Redazione
Erano stati rapiti lo scorso 7 ottobre durante il festival musicale Nova. L'Idf ha fatto sapere che sono stati salvati «da due luoghi diversi a Nuseirat»

Le forze speciali dell’esercito israeliano hanno recuperato quattro ostaggi vivi a Gaza. Secondo la tv Kan, si tratta di Noa Argamani, Shlomi Ziv, Almog Meir Jan e Andrey Kozlov. Gli agenti di intelligence dello Shin Bet e l’Idf hanno confermato che gli ostaggi sono stati trovati nel centro della Striscia di Gaza. Tutti erano stati rapiti lo scorso 7 ottobre durante il festival musicale Nova. In una nota congiunta, le forze israeliane hanno spiegato che gli ostaggi sono stati salvati «da due luoghi diversi, durante l’operazione nel cuore di Nuseirat. Le loro condizioni mediche sono normali e sono stati trasferiti al Centro medico Sheba-Tel Hashomer per ulteriori esami medici. Le forze di sicurezza continuano ad agire con tutti gli sforzi per salvare i rapiti». Netanyahu ha fatto sapere che Israele «non si fermerà finché non avrà completato la missione e riportato a casa tutti i rapiti», ha detto il premier israeliano ringraziando il ministro della difesa Yaov Gallant, il capo di stato maggiore Herzi Halevi, quello dello Shin Bet Ronen Bar e tutta la squadra che ha partecipato alla liberazione degli ostaggi. «Ancora una volta, avete dimostrato che Israele non si arrende al terrorismo e agisce – ha sottolineato – con creatività e coraggio senza limiti, per riportare a casa i nostri rapiti».

Morto il soldato ferito nell’operazione per gli ostaggi

La polizia israeliana ha annunciato la morte dell’ispettore capo Arnon Zamora, comandante nell’Unità speciale anti-terrorismo, ucciso nell’operazione a Nuseirat per la liberazione dei quattro ostaggi. Il soldato – come aveva detto il portavoce militare Daniel Hagari – era «rimasto gravemente ferito nell’operazione» definita dallo stesso «complessa, progettata da diverse settimane, che si è svolta sotto un pesante fuoco nemico». Portato in ospedale, Zamora è stato dichiarato morto. «I combattenti delle unità speciali – ha precisato Hagari – hanno operato in due diversi edifici e abbiamo fatto ricorso a un fuoco massiccio, anche da altri combattenti, Marina compresa, per proteggere le nostre forze. Gli ostaggi – ha continuato – erano all’interno di un rione civile, in un ambiente presidiato da miliziani armati». Nell’operazione a Gaza «sono state usate informazioni di intelligence molto complesse raccolte durante settimane. È stato un puzzle molto grande. Continueremo a fare di tutto – ha concluso il portavoce dell’Idf – per recuperare anche gli altri ostaggi ai quali diciamo “sappiate che siamo determinati ad arrivare anche a voi”».

Il Forum delle famiglie degli ostaggi

Le famiglie degli ostaggi, costituitesi in un Forum, esultano per l’esito di quella che definiscono «un’operazione eroica dell’Idf». Riportare a casa «Noa Argamani, Shlomi Ziv, Andrey Kozlov e Almog Meir Jan è un trionfo miracoloso». Adesso, scrivono in un comunicato, «con la gioia che travolge Israele, il governo deve ricordare il suo impegno a riportare indietro tutti i 120 ostaggi ancora detenuti da Hamas: i vivi per la riabilitazione, gli uccisi per la sepoltura. Continuiamo a chiedere alla comunità internazionale di esercitare la necessaria pressione su Hamas affinché accetti l’accordo proposto e rilasci gli altri 120 ostaggi tenuti prigionieri. Ogni giorno è un giorno di troppo».

Gantz revoca il discorso sull’ultimatum a Netanyahu

Dopo che si è diffusa la notizia della liberazione degli ostaggi, il ministro del Gabinetto di guerra e leader centrista Benny Gantz ha cancellato la conferenza stampa che aveva indetto per la sera di oggi, 8 giugno. Durante l’incontro con i giornalisti Gantz avrebbe dovuto lanciare un ultimatum a Benjamin Netanyahu, minacciando l’uscita del governo nel caso in cui il premier non avesse cambiato politica sulla guerra in corso a Gaza.

La telefonata tra Argamani e il presidente Herzog

Contro la sua volontà, Noa Argmani è diventata uno dei simboli dell’attacco del 7 ottobre. Fu prelevata da Hamas e trascinata via in moto, mentre supplicava i sequestratori di non ucciderla. Appena rientrata nei confini israeliani, ha ricevuto una telefonata dal presidente Isaac Herzog. Oltre al «bentornata a casa», il presidente di Israele ha espresso la sua emozione per il salvataggio della 25enne: «Ti abbraccio a nome dell’intera nazione di Israele». La ragazza ha avuto un colloquio telefonico anche con Netanyahu, riferendo al premier di essere «molto emozionata» anche perché, dopo tanto tempo, è tornata a poter conversare in ebraico.

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