I soccorsi al Natisone sotto accusa, parla l’avvocato dei Molnar: «Se fossero partiti prima, i 3 ragazzi sarebbero ancora vivi»
Mentre sono stati ritrovati i corpi delle due ragazze travolte dalla piena del Natisone, in Friuli-Venezia Giulia, ancora non c’è traccia di Cristian Molnar. Suo fratello, Petru, in una dichiarazione rilasciata questa mattina – 8 giugno – ha detto di essere convinto che Cristian è ancora vivo. «Sento il suo respiro. Ma dobbiamo fare presto a salvarlo», ha detto, criticando poi «la teatralità delle ricerche» dei soccorritori. Contro questi ultimi si è scagliato anche l’avvocato che segue la famiglia rumena, Gaetano Laghi: «Se i soccorsi fossero partiti tempestivamente, ovvero nel momento in cui la povera Patrizia li ha richiesti, oggi i ragazzi sarebbero vivi e a casa con i loro genitori». Un’accusa maturata dopo aver effettuato un sopralluogo nella località dalla tragedia: «Mi colpisce molto la sottovalutazione della situazione iniziale», ha incalzato il legale. «Mi aspetterei, da chi è preposto a ricevere telefonate e richieste d’aiuto una preparazione tale che, avendo notizie di una persona che si trova in quel posto preciso, sappia come intervenire. Probabilmente sono stati quei primi momenti di sottovalutazione del pericolo che hanno poi determinato il fatto che i ragazzi non siano stati salvati in tempo».
Verso la denuncia sui soccorsi
L’avvocato Laghi ha concluso annunciando battaglia in sede giudiziaria: «Bisognerà valutare il grado delle omissioni, perché il procuratore di Udine dice che si parla di omissioni e su questo siamo d’accordo. Purtroppo, però, è un’omissione il ritardo che ha inciso sul soccorso. Posso ribadire che sono intimamente convinto di questa circostanza: se i soccorsi fossero partiti tempestivamente oggi i ragazzi sarebbero vivi». Era il 31 maggio quando i tre ragazzi sono stati trascinati via dalle acque del fiume, in provincia di Udine e, da allora, le squadre preposte alle ricerche hanno lavorato, fanno sapere, con uno sforzo imponente.
Le ricerche per Cristian Molnar
In queste ore, con le condizioni meteorologiche favorevoli, stanno sezionando il torrente procedendo dal Ponte romano verso valle: sono dispiegati i sommozzatori dei Vigili del fuoco in acqua, i fluviali in superficie, i volontari della Protezione civile sulle sponde. Una mappatura meticolosa dell’area. «Se le ricerche resteranno senza esito», ha scritto l’Ansa, «domani sera al termine del decimo giorno di ricerche, saranno fatte delle valutazioni». L’esercito dei soccorritori ha fatto trapelare, attraverso l’agenzia di stampa, «amarezza» per le affermazioni di Petru Molnar: «Dopo decine di ore al giorno trascorse in acqua, i soccorritori auspicano che si sia trattato di una cattiva interpretazione delle parole pronunciate da parte dell’interprete».
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