Mari e fiumi più caldi, l’Italia invasa dalle specie aliene. Dal pesce scorpione al vermocane: quali rischi per la salute?

A farne le spese sono soprattutto gli animali autoctoni. E solo alcuni di questi esemplari, come il granchio blu, sono commestibili per l’uomo

Agli albori della stagione estiva, sono iniziati i primi bagni al mare. E durante un’immersione in Calabria, un pescatore ha fatto un incontro insolito: un pesce che si muoveva sinuoso, striato di bianco e arancione, con lunghi e minacciosi aculei estesi a sua difesa. Ha caricato la foto su una pagina Facebook chiedendo se fosse un pesce scorpione. La conferma è arrivata da Ernesto Azzurro, biologo marino del Cnr. Sì, si tratta di un pesce scorpione, nativo del Mar Rosso, che ha una puntura molto dolorosa per l’essere umano. A Repubblica, l’esperto spiega: «La diffusione di specie invasive non mostra segni di rallentamento. È uno degli impatti più prepotenti del cambiamento climatico». In effetti, il Mediterraneo ha visto aumentare la temperature dalle sue acque di 0,88°C rispetto alla media del 1850-1900, sottolinea il Wwf. E il pesce scorpione, uno degli animali più invasivi al mondo, benché sia commestibile, rischia di causare spiacevoli infortuni se i suoi aculei vengono a contatto con la pelle durante una nuotata.


«Attenti a quei quattro»

Per diffondere maggiore consapevolezza su queste nuove specie, il Cnr e l’Ispra hanno avviato una campagna intitolata Attenti a quei quattro. Gli altri tre esemplari che si stanno diffondendo nei nostri mari sono il pesce coniglio scuro, il pesce coniglio striato – entrambi sono coperti di spine urticanti – e il più pericoloso, il pesce palla maculato. Se mangiato può essere addirittura fatale, poiché la neurotossina che contiene è resistente alla cottura. La scorsa settimana, afferma Azzurro, un pesce palla maculato è stato pescato in Istria. Mentre il Wwf fa notare che oltre mille specie marine esotiche sono state introdotte, oramai, nel Mediterraneo, e il 75% si è ormai insediato stabilmente.


Laghi e fiumi

Non solo acqua salata: anche laghi e fiumi sono vittime di queste invasioni. Ad esempio, preoccupa la diffusione dalla lumaca mela, originaria del Sud America: una minaccia per le coltivazioni in ambienti umidi, come le risaie nel Nord Italia. La vorace lumaca è arrivata da tempo anche nel Sud-Est Asiatico, dove la popolazione locale si è abituata a mangiarla. Una sorta di difesa contro la sua proliferazione, un po’ come gli italiani hanno imparato a fare con il granchio blu, ormai presenza fissa di molti menù, che all’ingrosso costa non più di 3 euro al chilo e che in alcuni casi viene utilizzato anche per insaporire la birra artigianale. Sussiste, però, il problema che molte di queste specie aliene non hanno un predatore nei luoghi dove si vanno a insediare e l’uomo non sempre può svolgere questo ruolo.

La diffusione delle specie native

Le persone non potranno di certo nutrirsi del vermocane, quel lungo lombrico marino coperto di peluria urticante di cui si sta parlando molto nelle ultime settimane. Ma che, in realtà, non è propriamente una specie aliena. «È un animale nativo dei nostri mari, ma negli ultimi anni è diventato abbondante e si è esteso in nuove aree, probabilmente per l’aumento del caldo. È vorace e divora, tra gli altri, coralli e gorgonie», argomenta Azzurro, sempre a Repubblica. Il vermocane è un pericolo per i sub, ma anche per i pescatori che possono pungersi tirando su le reti a mani nude.

«I bagnanti possono stare tranquilli – aggiunge l’esperto del Cnr – è raro trovarlo sulla sabbia, a bassa profondità». Lo segnala anche il Wwf: il riscaldamento dei mari costituisce un problema anche per la diffusione di alcune specie native dannose per l’economia e le persone. Come le meduse, che persistono per periodi sempre più lunghi. Ma in quest’ultimo caso, la responsabilità è anche dei pescatori: «La pesca eccessiva ha portato alla scomparsa dei loro predatori». Adesso, nelle reti, rischiano di trovare più meduse che pesci.

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