Il blitz con i furgoni da trasloco per salvare i 4 ostaggi, il mezzo bloccato e la sparatoria: cosa si sa dell’operazione speciale «Arnon» – I video

Due settimane tra pianificazione e preparazione. Il via libera a metà mattina e il salvataggio nel giro di poche ore. Così le forze speciali israeliane hanno salvato i quattro ostaggi

Il salvataggio dei quattro ostaggi israeliani, messo a segno ieri 8 giugno dalle forze speciali di Tel Aviv, è stato «una delle missioni più complicate della storia» commenta il portavoce dell’esercito israeliano, l’ammiraglio Daniel Hagari. Ci sono volute almeno due settimane di pianificazione e preparazione dell’operazione a Nuseirat che ha portato alla liberazione di Noa Argamani, 26 anni, Andrey Kozlov, 27 anni, Almog Meir Jan, 22 anni, Shlomi Ziv, 41 anni. Operazione che ora porta il nome di Arnon Zamora, il soldato a capo dell’unità d’élite antiterrorismo Yaman che è rimasto ferito e ha poi perso la vita.


La preparazione

Nella fase di preparazione, tutta l’area intorno al campo profughi di Nuseirat è stata ricostruita in un a base militare, come spiega La Stampa. Così le forze speciali si sono potute addestrare per affrontare ogni eventuale imprevisto. Negli ultimi giorni, l’aeronautica militare israeliana e i servizi di intelligence hanno monitorato i possibili spostamenti dei guerriglieri di Hamas che nascondevano gli ostaggi. Limitate al minimo le attività di terra e le manovre preventive.


Nel campo di Nuseirat a bordo di furgoni civili

Alle 10, ora italiana, di sabato 8 giugno, arriva il via all’operazione. I tank israeliani hanno fatto irruzione sotto la copertura degli elicotteri Apache. I militari dello Yaman intanto si infiltrano nella zona a bordo di veicoli civili, tra cui un furgone apparentemente anonimo, come quello usato per i traslochi. Due squadre puntano a due differenti zone del campo di Nuseirat. Secondo la Cnn, a dare sostegno logistico e di intelligence ci sarebbe stata anche una squadra statunitense.

Il ritrovamento degli ostaggi

Una volta arrivati sui punti prestabiliti, parte un conflitto a fuoco che lo stesso Idf conferma. Resta ferito Zamora, che poco dopo morirà. Secondo il portavoce dell’esercito israeliano, Hamas impedisce di raggiungere i quattro ostaggi senza evitare le zone abitate dai civili. I militari israeliani raggiungono i prigionieri, tenuti in appartamenti di edifici a più piani. Come spiega il Corriere della Sera, i tre uomini sono in due case separate. Noa Argamani è in un altro edificio a circa 200 metri di distanza.

Lo scontro a fuoco e la fuga

Presi in consegna gli ostaggi e messi nei furgoni, parte la fuga dalla Striscia di Gaza. Ma succede un imprevisto: il mezzo su cui sono a bordo i tre uomini liberati si blocca. Già sotto attacco dei miliziani di Hamas, l’Idf apre il fuoco per proteggere il mezzo e in appoggio ai militari di Yaman. È in quel momento che probabilmente si registra il numero più alto di vittime tra i palestinesi. Secondo Hamas, almeno 200 civili sarebbero morti nell’operazione. La fuga dei furgoni riesce. I quattro ostaggi vengono portati in una zona più riparata e caricati su un elicottero, diretti al Sheba’ Tel-HaShomer Medical Center di Tel Aviv.

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