Battuta d’arresto per Orbán e sorpresa Magyar: chi è l’avvocato di Budapest che ha conquistato il 30% dei voti

Il partito al governo del premier è risultato il più votato, ma si tratta del peggior risultato mai registrato alle Europee. A guadagnare consensi è il suo avversario, ex fedelissimo, che ha conquistato il 31 per cento e che risulta già tra le forze politiche appartenenti al Ppe

Dopo anni «Fidesz» ha un vero sfidante. Il partito di Viktor Orbán è sceso sotto il 50 per cento alle elezioni Europee (al 44,6 – dati del Parlamento): 8 punti e 2 seggi in meno all’Europarlamento rispetto alla scorsa legislatura. E nonostante i proclami di vittoria del premier magiaro, la forza politica al governo dal 2010 deve fare i conti con il peggior risultato elettorale di sempre. Soltanto nel 2004 è sceso sotto il 50 per cento, in quell’occasione ottenne il 47,4. A guadagnare consensi è il suo avversario Peter Magyar, ex Fidesz ed ex fedelissimo dell’autocrate. «Tisza» («Rispetto e libertà»), la sua forza politica a fondata pochi mesi fa sulla scorta di uno scandalo di pedofilia che ha colpito il governo di Orbán, ha conquistato circa il 30 per cento delle preferenze. Gli altri partiti si attestano sotto il 10 per cento: «Coalizione Democratica» (S&D) oltre l’8; Il partito di estrema destra «Mi Hazánk Mozgalom» eleggerà un rappresentante incassando quasi il 7 per cento. Il voto è stato caratterizzato anche da un’elevata affluenza: oltre il 58 per cento degli aventi diritto si è presentato alle urne domenica, rispetto al 43 del 2019. «È l’inizio della fine» per il premier ungherese, ha detto Magyar commentando i risultati elettorali. L’avvocato ha, di fatto, ricevuto dal voto europeo di ieri la risposta sulla quale costruire la sfida a Orbán nelle prossime elezioni nazionali del 2026. 


Chi è Peter Magyar?

ANSA/EPA/Robert Hegedus: Peter Magyar, oppositore di Orbán

L’oppositore di Orbán ha 43 anni, è un legale, ex membro di Fidesz. Era sposato con l’ex ministra della Giustizia Judit Varga, che ha lasciato la politica dopo il coinvolgimento nello scandalo relativo ai casi di pedofilia che aveva portato alle dimissioni della presidente Katalin Novák. Il cerchio magico di Orbán aveva cominciato a scricchiolare, il colpo di grazia è arrivato subito dopo. Ed è stato lo stesso Magyar a infliggerlo, pubblicando una registrazione di due minuti in cui si sente la sua ex moglie accusare di corruzione alti funzionari vicini al premier ungherese. La mossa dell’avvocato di Budapest ha provocato un terremoto politico: migliaia di persone sono scese in strada per chiedere le dimissioni del primo ministro. «Non permetteremo che il più grande scandalo politico e legale degli ultimi trent’anni venga nascosto»: era il messaggio di Magyar alla folla. 


Tisza figura già tra i partiti appartenenti al Ppe

ANSA/EPA/Szilard Koszticsak: il primo ministro ungherese, Viktor Orban

Sul piano nazionale, Orbán aveva cercato di trasformare le elezioni europee in un referendum tra «guerra e pace». Forse, persino, tra europeisti e sovranisti. E stando ai risultati, una parte consistente degli ungheresi ha fatto la sua scelta. Magyar si definisce un centrista, contro la corruzione orbaniana. Delle sue posizioni sui vari temi europei, come per esempio i rapporti con l’Ue si sa ben poco. Ed è ancora presto per dire quale posizione assumerà sui rapporti con la Russia di Vladimir Putin o sull’invio di armi in Ucraina. A Bruxelles, stando a quanto riporta Politico, il leader di Tisza si è già avvicinato al Ppe. È stato lo stesso presidente dei Popolari Manfred Weber a confermare la disponibilità a collaborare: «Le nostre porte sono aperte. È il benvenuto», ha dichiarato il politico tedesco.

Sul sito del Parlamento europeo dedicato alle elezioni, Tisza figura già tra i partiti appartenenti al gruppo dei Popolari europei (Ppe), che dovrebbe annunciare a breve la sua adesione. Orbán è uscito dalle file della più grande famiglia politica al Pe, che alle elezioni di ieri è uscita vincitrice, nel 2011. Quando il Ppe cambiò il suo statuto, semplificando le procedure di espulsione e sospensione. E ora punta, con ogni probabilità, verso Roma e Parigi con cui creare un grande gruppo delle destre Ue: da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni al Rassemblement National di Marine Le Pen. Due donne che hanno il futuro della destra (estrema) nelle loro mani. 

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