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Europee 2024, flop del sistema informatico a Roma: 12 ore dopo ancora niente risultati definitivi. Ecco cos’è successo

10 Giugno 2024 - 11:10 Redazione
Oltre 700 sezioni mancanti all'appello, tutte nella Capitale. un «disastro senza precedenti» per i sindacati. Il Viminale: «Dato priorità alla sicurezza del sistema»

A 12 ore esatte dalla chiusura dei seggi per le Europee 2024, i risultati del voto in Italia non sono ancora definitivi. Alle 11 di lunedì 10 giugno mancavano ancora poco più di 700 sezioni per dichiarare concluso lo spoglio (60.942 su 61.650). E nella mattinata post-voto si è capito con chiarezza da dove avesse origine lo scoglio: da Roma. Le sezioni mancanti – alle 10 del mattino erano oltre mille – sono tutte localizzate nella Capitale. Alla radice pare esserci un problema al sistema informatico nei seggi di Roma, che avrebbe mandato in tilt lo spoglio, costringendo di fatto presidenti e scrutatori a restare nelle sezioni fino alle 4 di notte. Terminato lo scrutinio «a vista» delle schede depositate nelle urne, infatti, tutti i seggi dovevano trasferire i risultati nel sistema informatico. Il software avrebbe però registrato seri rallentamenti, impedendo per ore di completare le operazioni. Una situazione che i sindacati Fp Cgil Roma Lazio e Uil Fpl Roma Lazio hanno bollato addirittura come «disastro senza precedenti». Secondo i sindacati, presidenti di seggio e scrutatori «sono stati letteralmente sequestrati e hanno dovuto rimanere presso i seggi elettorali fino a tarda notte in quanto non era possibile inserire i risultati dello spoglio a causa di un problema tecnico sul sistema informatico, ricevendo disposizione di attendere presso il seggio la risoluzione del problema». Nella mattinata il problema è andato via via alleggerendosi, dopo l’intervento del Dipartimento trasformazione digitale di Roma hanno, con lo scrutinio ora in dirittura di finalizzazione. E il Viminale invita comunque a ridimensionare la portata dell’incidente: il rallentamento – fanno sapere a Open fonti del ministero dell’Interno – s’è dovuto «esclusivamente a problemi legati all’inserimento manuale dei dati, una scelta di non eccessiva automazione che è stata considerata più sicura rispetto a possibili infiltrazioni informatiche». Insomma, la priorità è stata data alla sicurezza. Mentre dallo staff del ministro Piantedosi si rivendica anche la complessiva tenuta del sistema nonostante le molte defezioni – non solo a Roma – tra i presidenti di seggio e gli scrutatori. Un fenomeno che viene considerato ormai endemico in tutta Italia, anche dove pareva meno radicato – a Milano si è raggiunto il 50% di presidenti che non hanno “risposto” alla chiamata. La costruzione di liste di scrutatori e presidenti «doppie», sottolinea il Viminale, ha permesso di sostituire rapidamente chi ha dato forfait.

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