Lo psichiatra su Impagnatiello: «Scacchista in un lucido delirio: ha subito uno psicotrauma. Perché voleva uccidere il feto»
Quando Alessandro Impagnatiello è stato smascherato da Giulia Tramontano e dalla ragazza, con cui aveva una relazione parallela, per lui è stato un momento cruciale, prima dell’omicidio della fidanzata incinta di sette mesi. Secondo lo psichiatra Raniero Rossetto in lui è scattato «un vero e proprio psicotrauma, una ferita narcisistica estremamente potente. Si è trovato scoperto rispetto a tutto questo piano che aveva lavorato». Al processo per l’omicidio di Giulia Tramontano, lo psichiatra riporta alcuni passaggi della consulenza chiesta dalla difesa dell’ex barman. Rossetto ricorda il primo incontro con Impagnatiello. «Nel primo colloquio mi ha rappresentato l’immagine della scacchiera. Lui si sentiva lo scacchista che doveva tenere sotto controllo tutti i movimenti della scacchiera e lo faceva con le bugie».
Quando però Impagnatiello si è reso conto di aver perso quel controllo e soprattutto dopo l’incontro delle due donne che, di fatto, lo aveva smascherato, «lui ha perso un po’ il senso della realtà. Non parla di capacità o incapacità di intendere e volere, perché non siamo in ambito peritale. Però questo è successo. È il cosiddetto “delirio lucido”: pure chi delira può essere lucido». Per lo psichiatra, anche l’uso del veleno da parte di Impagnatiello sulla fidanzata incinta «può certamente rientrare in un piano criminoso lucido».
L’obiettivo di Impagnatiello però non sarebbe stato quello di uccidere la sua fidanzata, secondo lo psichiatra. Lui non avrebbe però «progettato di eliminare Giulia» e nel suo «piano criminoso» non aveva messo in conto «una difesa post omicidiaria». Del veleno Impagnatiello non ha mai parlato con i consulenti. Tuttavia spiega Rossetto «lui mirava a sopprimere il feto, che rappresentava una variabile nella sua scacchiera, non tanto per motivi economici quanto per motivi di stato mentale suo. La cosa che a un certo punto non riusciva a controllare era proprio il nascituro». La psicologa Silvana Branciforti, che gli ha somministrato i test per la consulenza, ha parlato di «un disturbo della personalità di tipo paranoide» e con «una parte ossessiva».
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