Un nuovo video su Kata dall’indagine parallela, la criminologa assunta dalla famiglia: i sospetti su due uomini con la bambina
Grazie ad alcuni filmati girati dalle videocamere di sorveglianza che puntavano sull’ex hotel fiorentino Astor, stanno emergendo nuovi dettagli sul caso della piccola Kataleya Alvarez, la bambina di 5 anni scomparsa esattamente un anno fa da quella struttura, divenuta teatro di scontri e violenza tra due clan di peruviani e uno di rumeni. Le indagini, scrive la Nazione, stanno correndo su due binari paralleli: uno è quello della procura fiorentina, l’altro quello della famiglia, in particole della madre della piccola Katherine Alvarez, coadiuvate dalla criminologa Stefania Sartorini. Quest’ultima ha fornito alcune informazioni riguardo alle clip che potrebbero accelerare la soluzione al giallo della bambina scomparsa.
Il video
«Alle 15:15 Kata – ha dichiarato Sartorini – sale la rampa delle scale che l’avrebbe portata al secondo piano, poi si ferma e riscende. Il famoso video girato dalla videocamere della gioielleria non mostra il punto vista da via Maragliano». Il riferimento è alla clip in cui si vede la piccola uscire fuori con amichetti e il fratellino per poi rientrare dal cancello principale dello stabile. La criminologa ha spiegato alla Nazione che «da quella prospettiva si vede Kata scendere fino al piano terra ed entrare poi nel corridoio dell’hotel che porta al cortile sul retro. Quello che fa rabbrividire, però, sono i due uomini che pochi secondo dopo il ripensamento di Kata, scendono dal secondo e seguono la bambina all’interno. Poi più il nulla, la piccola non si vedrà più. Cosa accade in quel corridoio non lo sappiamo, su quel piano ci sono molte stanze».
Il fagotto misterioso
Nelle immagini, prosegue la criminologa, si intravede anche «un gruppetto di tre-quattro persone, peruviani e romeni, che assistono alla salita/discesa di Kata da in fondo alla chiocciola di scale che affaccia su via Luigi Boccherini». Una presenza che certamente salta all’occhio. Alle 15.37, inoltre, avrebbe fatto apparizione «una donna romena», che poi è risalita sulle «solite scale con in braccio un fagotto di lenzuoli tutto arrotolato e di grandi dimensioni». La mamma della bambina, al vedere quelle scene, avrebbe commentato: «Me l’hanno soffocata, eccola lì la mia piccola».
Le piste
Al momento nel registro della Procura ci sono due nomi: quelli degli zii di Kata. Abel Argenis Vasquez e Marlon Chicclo, che hanno riferito agli inquirenti di non sapere se la bambina abbia mai davvero raggiunto il cortile sul retro del palazzo. Abel ha raccontato anche di essere stato distratto dall’arrivo di due uomini rumeni, che avrebbero iniziato a parlare con lui tenendolo sulla porta. Quindi lontano dalle finestre che davano sullo spiazzo all’aperto. Dove in quel momento stava giocando un’altra bambina, molto simile a Kata per fisionomia. Si tratta della figlia di Isabel, un’ex occupante. La donna, interrogata, avrebbe «confessato che il compagno, romeno, con cui stava la minacciava che se l’avesse lasciato, cosa che è poi successa, gli avrebbe fatto sparire la figlia», ha raccontato ancora Sartorini. Un’eventuale pista che si aggiunge all’intricatissima matassa di quelle già esistenti, che vanno dalla vendetta di presunti abusi sessuali a un regolamento di conti nel giro del traffico di stupefacenti. «Ma la pista romena, e quindi dello scambio di bambina, a mio avviso è quella che merita più attenzioni», ha concluso Sartorini.
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