Decreto Liste d’attesa, le risorse per pagare i nuovi 20 ispettori? Sottratte al fondo per chi è stato danneggiato dai vaccini

Il governo attinge dai 180 milioni di euro che, dalla legge di Bilancio 2008 in avanti, servono a risarcire le persone colpite da reazioni avverse o ammalatesi in seguito a trasfusioni

È stato uno degli ultimi decreti firmati dal governo Meloni prima delle elezioni dell’8 e del 9 giugno. Molti hanno derubricato il provvedimento per accorciare le liste d’attesa sanitarie a propaganda pre-elettorale, poiché non prevede lo stanziamento di nuove risorse. Mentre, è abbastanza intuitivo, per consentire agli ospedali pubblici di eseguire più visite e interventi occorrerebbe assumere nuovi medici. Oppure, aumentare l’interesse economico delle strutture convenzionate nel farsi carico di diagnosi e operazioni che il pubblico non riesce a smaltire. Ma sono manovre che richiedono soldi e lo Stato, come ricordano le privatizzazioni caldeggiate da Giancarlo Giorgetti, non ne ha. C’è solo un articolo del decreto Liste d’attesa che può contare su un’allocazione di denaro pubblico. Il numero 2, ovvero quello che prevede l’istituzione ex novo di un Organismo di controllo presso il ministero della Salute.


Il suo compito è essenzialmente di vigilare «sulle aziende sanitarie locali, ospedaliere e sugli erogatori privati accreditati riguardo al rispetto dei criteri di efficienza e di appropriatezza nell’erogazione dei servizi e delle prestazioni sanitarie». L’Organismo dovrà anche «il corretto funzionamento del sistema di gestione delle liste di attesa e dei piani operativi per il recupero delle liste medesime». Per svolgere queste funzioni, il decreto autorizza il ministero ad assumere 20 nuove persone a tempo indeterminato. «Oneri assunzionali», si legge nella relazione tecnica del decreto pubblicata sul sito del Senato, ai quali si aggiungono i costi per indire i concorsi, per «le spese di funzionamento indotte dal reclutamento del personale in questione», per i compensi già previsti per gli straordinari e per la «corresponsione dei buoni pasto». Infine, ci sono le spese logistiche per le missioni da svolgere sul territorio nazionale.


La spesa totale indicata per gli ultimi sei mesi del 2024 è pari a circa 1 milione e 370 mila euro. Per il 2025, il budget sarà di 2 milioni 660 mila euro. Con i margini di operatività sul bilancio dello Stato che sono praticamente nulli, da dove ha attinto le risorse il governo Meloni? Tra le righe del decreto, si legge che per l’anno in corso i soldi saranno risucchiati «dall’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 2, comma 361, della legge 24 dicembre 2007, n. 244». Cioè da quel fondo che la Manovra finanziaria del 2008 ha istituito per risarcire le vittime dei danni derivati da vaccini e trasfusioni di sangue. Si tratta di 180 milioni di euro annui che lo Stato destina alle «transazioni da stipulare con soggetti talassemici, affetti da altre emoglobinopatie o da anemie ereditarie, emofilici ed emotrasfusi occasionali danneggiati da trasfusione con sangue infetto o da somministrazione di emoderivati infetti e con soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie che hanno instaurato azioni di risarcimento danni tuttora pendenti».

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