«Chiquita complice dei crimini di guerra in Colombia». La storica sentenza Usa contro il marchio globale delle banane

La multinazionale condannata a pagare oltre 38 milioni di dollari di danni ai parenti delle vittime dei paramilitari. Ecco perché

Il verdetto ha portata storica, e promette di essere molto discusso. Chiquita, il più noto produttore internazionale di banane, è stata condannata negli Usa per aver sostenuto finanziariamente le gang criminali che hanno seminato per anni il terrore in Colombia, uccidendo, torturando e sequestrando migliaia di persone. Una stagione di scontri armati che ha insanguinato negli anni ’90 e nei primi anni 2000 in particolare le regioni di Urabá and Magdalena, e conclusasi soltanto nel 2006 con uno storico accordo di tregua e disarmo delle milizie. L’anno seguente, sotto la pressione delle denunce di famiglie e ong, Chiquita ammise di aver finanziato le Forze Unite di Autodifesa della Colombia (AUC) dal 1997 al 2004, sostenendo però di essere stata costretta a farlo nell’ambito delle pratiche di estorsione messe in campo dalla milizia. Si stima che il colosso delle banane abbia versato all’AUC per poter operare senza rischi nel Paese oltre 1,7 milioni di dollari in quel periodo. La designazione delle forze paramilitare colombiane come organizzazione terroristica negli Usa aprì allora la strada a famiglie e ong per fare causa, sostenendo ben altra tesi: che per perseguire i propri profitti l’azienda versò quelle risorse decisive per poter commettere crimini di guerra e gravi abusi dei diritti umani. Chiquita, secondo i legali degli otto ricorrenti, sapeva quali fossero le attività dell’AUC e dunque non poteva essere giustificata per il suo operato. Ieri, dopo 17 anni, un giudice Usa ha accolto tali argomentazioni, condannando la multinazionale a versare nel complesso 38,3 milioni di dollari di danni alle famiglie di otto persone morte per mano delle milizie. Un verdetto che manda «un messaggio potente alle aziende ovunque operino: fare profitti sugli abusi di diritti umani non resterà impunito», ha celebrato l’esito (parziale) del processo Marco Simons di EarthRights International, associazione che ha assistito i famigliari delle vittime nella battaglia.


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