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Elezioni in Francia, l’azzardo di Macron e i due scenari per l’Ue: «Le Pen con Meloni e la Lega possono distruggerla»

francia elezioni emmanuel macron giorgia meloni matteo salvini marine le pen
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Oggi la conferenza stampa del presidente. Prove tecniche di alleanze a destra e a sinistra. Sylvie Goulard: l'altra ipotesi è la normalizzazione

Non si dimetterà anche in caso di sconfitta. Ma gioca per vincere. Dopo la decisione di indire nuove elezioni dell’Assemblea Nazionale per il 30 giugno, Emmanuel Macron svelerà oggi in una conferenza stampa il suo piano per conquistare una «maggioranza netta» per il resto del suo mandato quinquennale. «Corro per vincere», ha detto a Le Figaro, aggiungendo di voler «raggiungere tutti coloro che sono pronti a governare» con lui. Ed escludendo le dimissioni in caso di esito sfavorevole delle urne. Di certo i sondaggi per ora lo danno per sfavorito: Rassemblement National è al 35%, il Front Populaire al 25%, la maggioranza uscente è ferma al 18%. E i repubblicani intanto aprono a Marine Le Pen, anche se la decisione di Eric Ciotti manda in crisi il partito.

I due scenari

Intanto Sylvie Goulard, presidente dell’istituto franco-tedesco di Ludwisgburg, con il Corriere della Sera prefigura due scenari per il dopo elezioni in Francia. Il primo è quello che vede una maggioranza del Rn con Bardella premier, l’altro un parlamento bloccato senza maggioranza: «Se all’Assemblea nazionale non ci fosse una maggioranza chiara, Macron potrebbe governare a colpi di articolo 49.3 come in fondo ha già fatto nei due anni appena passati, magari rinunciando a grandi riforme. Certo da un punto di vista politico sarebbe una situazione molto difficile, forse con un “terzo turno” nelle piazze, ma gli strumenti giuridici per andare avanti esistono comunque». Goulard ipotizza anche due scenari per le eventuali conseguenze sull’Europa di una vittoria di Bardella e Marine Le Pen. Avvertendo anche che un rifiuto francese dell’Ue potrebbe diventare pericoloso.

Bardella come Meloni?

Secondo Goulard «c’è uno scenario che potremmo definire all’italiana, con Giorgia Meloni che prima di conquistare il potere era molto critica verso la Francia e l’Europa ma poi ha accettato di sedersi al tavolo europeo, ha ricevuto, senza lamentarsi per quanto ho potuto vedere, gli importanti importi del Pnrr, ha scoperto che l’Europa può essere d’aiuto, e finora si è normalizzata. Il RN potrebbe iniziare a fare lo stesso: una normalizzazione non sufficiente per fare vivere l’Europa, ma almeno sarebbe una riduzione del danno». L’altro scenario è «quello che temo davvero: lo scenario cavallo di Troia, partiti anti-Europa come il RN o Lega o convertiti di recente come Fratelli d’Italia che entrano nel sistema e finiscono per distruggerlo. O volontariamente o perché non sono in grado di prendere decisioni difficili, soprattutto in termini di bilancio, portando al crollo della moneta e del mercato unico».

Le alleanze

Anche dalle parti del Rn ci sono problemi con le alleanze. Quella con Reconquête di Eric Zemmour, spiega l’Afp, è fallita. I lepeniani rifiutano il principio stesso di un accordo per non essere associati a Eric Zemmour, ha detto Marion Maréchal, la nipote di Le Pen. I quattro principali partiti di sinistra (LFI, PS, Ecologisti, PCF), così come il movimento Place publique di Raphaël Glucksmann e Générations, chiedono «candidature uniche fin dal primo turno». Ma la scelta di un leader resta un’incognita. Intanto ieri per la terza serata consecutiva, la sinistra si è ritrovata in piazza – a République nel caso di Parigi, ma in tutto il Paese si sono svolti raduni – per manifestare contro l’estrema destra. Una cadenza quotidiana che ricorda il 2002, quando Jean-Marie Le Pen arrivò per la prima volta al ballottaggio delle presidenziali.

Lo spettro del 2002

All’epoca in tutta la Francia, per due settimane, i partiti si riversarono ogni sera in piazza manifestando per il fronte repubblicano’ che poi diede la vittoria con il margine più ampio a Jacques Chirac. Sotto alla sede dei Républicains, all’uscita di Ciotti si sono registrati tafferugli per la protesta di una deputata ecologista che gridava «vergogna» e di alcuni giovani dell’unione studenti ebrei di Francia che protestavano contro il cedimento a Le Pen.

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