«Mi ha stuprata al Teatro Regio di Torino», ma era falso: così il rapporto tra due persone intersex finisce in tribunale

L’imputata: «Ti conviene metterti in contatto con me»

Un rapporto sentimentale tra due persone intersex (cioè con caratteristiche sessuali sia maschili che femminili) è finito in un’aula di tribunale a Torino. Repubblica racconta che tra le due era nata una relazione nel 2019, durata solo qualche mese. Poi una delle due, una musicista, ha denunciato l’altra, un’insegnante, per violenza sessuale, sostenendo che lo stupro sarebbe accaduto al teatro Regio di Torino durante l’opera lirica Madame Butterfly. Ma la pubblica ministera Laura Ruffino ha ribaltato l’accusa, trasformandola in stalking e calunnia per l’accusatrice. Ieri l’imputata si è difesa davanti al giudice. La storia è cominciata quando quest’ultima ha contattato l’insegnante, minacciandola di farle avere guai se non l’avesse incontrata per un chiarimento finale. E pochi mesi dopo l’ha denunciata per stupro.


«Ti conviene metterti in contatto con me»

«Ti conviene metterti in contatto con me altrimenti ti succederà qualcosa di molto brutto, sul lavoro e alla tua carriera», è uno dei massaggi inviati dall’imputata all’insegnante. E ancora: «Purtroppo se non troveremo un dialogo le accuse che muoverò contro di te ti rovineranno la carriera e faccio riferimento a un episodio specifico: l’11 gennaio», la data cioè in cui erano andate al Regio. «Era il mio compleanno e assistere allo spettacolo era un regalo per me. Lei aveva prenotato un palco solo per noi due. Durante una pausa, lei è stata presa da un raptus erotico», ha spiegato l’imputata. Che ha confermato di aver avuto un ruolo attivo anche lei in quel rapporto, nonostante il disagio espresso per il posto «non consono».


Il test per l’Hiv

La musicista ha sostenuto di aver cercato di incontrare l’insegnante dopo un test casalingo per l’Hiv che era risultato positivo: «Avevo calcolato il periodo finestra e ritenevo che lei dovesse essere informata perché avevamo avuto rapporti non protetti», ha detto. La pm le ha contestato di non essere andata da un medico, se non dopo quasi due anni, e di aver scritto ad amici comuni di essere stata contagiata dall’ex, diffamandola. Anche perché il test «si rivelò poi un falso positivo».

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