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Leonardo Donno (M5s) e la rissa alla Camera: «Il referto, i calci, i pugni, le sberle al commesso: ora denuncio tutti»

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La versione della vittima e le repliche dei colleghi Iezzi, Amich e Cangiano: «È un commediante, io non l'ho colpito»

«Ho il referto medico con me. Vuole leggerlo?». Leonardo Donno è il deputato del Movimento 5 Stelle vittima della rissa alla Camera dei deputati. E oggi in una serie di colloqui con i giornali ricostruisce cosa è successo ieri pomeriggio a Montecitorio. «Mi hanno preso a calci, un pugno mi ha colpito diritto allo sterno», dice. Donno, 38 anni, al secondo mandato con il M5s, viene dalla famiglia proprietaria della Donno Impianti di Galatina. Il deputato della Lega Igor Iezzi sostiene di aver provato sì a colpirlo con un pugno, ma di non averlo preso. E parla di sceneggiata: «Io dico che si dovrebbero vergognare, lui e i suoi colleghi. Ho ricevuto calci ripetuti, un pugno sullo sterno. E non c’era solo Iezzi. C’erano altri leghisti come Candiani e poi Amich e Cangiano (FdI, ndr). Ma ho deciso che denuncio tutti».

Rissa a Montecitorio

Ieri nel tardo pomeriggio l’Aula discute la legge sull’Autonomia quando Roberto Speranza (Pd) termina il suo intervento gridando «Viva l’Italia». A quel punto i deputati dell’opposizione sventolano il tricolore e cantano l’Inno di Mameli, seguito da Bella Ciao. Il deputato leghista Domenico Furgiuele mima per tre volte il gesto della Decima Mas e viene espulso dal compagno di partito Lorenzo Fontana, che sospende la seduta. A quel punto Donno scende verso i banchi del governo per cercare di consegnare una bandiera dell’Italia a Roberto Calderoli. A quel punto Fontana espelle anche lui e chiama i commessi. Ma poi arrivano i deputati. Donno racconta al Corriere della Sera cosa è successo con Calderoli: «Gli ho detto: “Signor ministro, questa è la bandiera dell’Italia, la porti con sé”. Lui ha cominciato a indietreggiare e a dire “no, no”».

Il racconto di Donno

A quel punto è scattata l’aggressione: «Mi hanno circondato. Dicono che ho simulato? E invece è stato un atto di puro squadrismo, nel parapiglia ci hanno rimesso anche un commesso, anche un assistente parlamentare, anche loro hanno preso dei pugni, è inaccettabile che accada un fatto così grave in Parlamento sotto gli occhi di tutti. E poi c’erano dei medici presenti che sono subito accorsi e mi hanno stabilizzato, chiedete a loro, ma quale sceneggiata! Il cazzotto sullo sterno mi ha fatto letteralmente crollare per terra, non riuscivo più a respirare». A Repubblica Donno legge cosa dice il referto: «“Durante la seduta ha ricevuto un colpo allo sterno, presentando difficoltà a respirare per alcuni secondi, senza perdere conoscenza. Trasferito in terapia intensiva, parametri vitali normali”. Dopo 7-8 elettrocardiogrammi, mi hanno anche somministrato un antidolorifico».

La sberla al commesso

Ma il deputato grillino dice anche di non aver visto se Iezzi lo ha colpito con un pugno: «Anche un commesso ha preso una sberla. Quando sono crollato per terra non respiravo, sudavo tantissimo, mi sento ancora indolenzito. Iezzi della Lega mi ha sfiorato l’occhio con un pugno, questo lo ricordo, e ha tentato di darmene altri 4 o 5, ma non mi pare ci sia riuscito». Secondo lui potrebbe averlo colpito Mollicone di FdI. E aggiunge che hanno continuato a insultarlo anche mentre era in carrozzina: «Mi hanno urlato “buffone” e “coglione”». A La Stampa Donno dice anche che denuncerà tutti: «Mi sembra il minimo dopo quello che è successo. Chiamerò i miei avvocati e valuterò come procedere dopo aver visto le immagini».

La versione di Iezzi…

Igor Iezzi, 49 anni, milanese e capogruppo della Lega in Commissione Affari Costituzionali, dice che «ci vorrebbe il Var» invece. E invita a guardare il filmato: «Io Donno non l’ho colpito. Ho tentato, sì, più volte di aggredirlo ma davvero il pugno non l’ho sferrato io. Io sono ben distante da Donno, ci sono altri deputati che intervengono. Lo dice anche lui…». E ancora: «Restando in tema calcistico, io il fallo l’ho fatto, non mi nascondo. Ma Donno è un simulatore. È caduto come una pera ed è uscito in carrozzina. Ma dai!». Enzo Amich da Casale Monferrato nega a sua volta: «Io non ho colpito nessuno. E per dirla tutta secondo me nessuno di noi lo ha colpito. Donno commediante».

…e quella di Cangiano

Anche Gimmi Cangiano (FdI) respinge le accuse: «Il collega Donno evidentemente nel caos ha sbagliato persona. Dalle immagini si vede benissimo che mi sono avvicinato al parapiglia solo per togliergli il tricolore». Le uniche versioni che mancano sono quelle di Stefano Candiani (Lega) e Federico Mollicone (FdI).

«Aggressione squadrista»

Stamattina ad Agorà Il deputato Donno ha confermato la ricostruzione della rissa alla Camera: «Il mio era un gesto tranquillo, simbolico, pacifico, ci sono le immagini. Poi è accaduto il finimondo. Non è stata una rissa, che prevede più persone che si picchiano, c’è stata una aggressione squadrista da più deputati di destra che hanno provato in tutti i modi a raggiungermi, lo hanno fatto con calci e pugni».

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