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Addio ai like su X: perché Elon Musk ha deciso di nascondere i Mi piace sul social network

13 Giugno 2024 - 19:19 Massimo Ferraro
La funzione, prima riservata ai soli utenti Premium, è diventata un'impostazione predefinita

Da mercoledì 12 giugno su X – ex Twitter – non è più possibile vedere i Mi piace degli utenti. Elon Musk ha introdotto una impostazione predefinita per cui i like ai contenuti sulla piattaforma sono nascosti. Possiamo vedere i nostri, ossia i tweet sotto ai quali abbiano deciso di premere il cuore. E l’utente che ha pubblicato il contenuto può vedere chi ha messo like, così come rimarrà visibile il conteggio per le metriche dei social. Ma non sarà più possibile andare sul profilo di un altro utente e andare a vedere i suoi Mi piace. «Sono diventati privati per proteggere al meglio la privacy di tutti», ha scritto l’account ufficiale del social media. «È importante che le persone possano mettere like alle cose senza essere attaccate per averlo fatto», ha chiosato il proprietario Musk. La funzione era già stata introdotta alla fine dell’anno scorso come opzione per gli utenti Premium, ma è in questa settimana che è diventata lo standard per tutti gli iscritti. Il Ceo di SpaceX e Tesla già in passato si era espresso contro la visibilità dei Mi piace, e con la funzionalità stessa del like, che considererebbe una metrica inaffidabile del social network. The Verge ricorda che alla fine del 2023 Musk ha chiesto agli ingegneri che lavorano alla piattaforma di studiare una soluzione per rimuovere del tutto i pulsanti azione sotto i tweet, e dare più importanza alle impressions, le visualizzazioni dei singoli post.

Le ragioni

Quella ufficiale è la privacy. In questo modo ogni utente saprà solo quali sono i suoi Mi piace e quelli sotto ai suoi post, sapendo che saranno visibili solo a se stesso. «Presto potrai mettere mi piace senza preoccuparti di chi potrebbe vederlo», aveva spiegato alcune settimane fa il direttore tecnico di X, Haofei Wang, che suggeriva come molte persone si sentano scoraggiate a manifestare apprezzamento per contenuti “taglienti”, politicamente scorretti. Di recente, ad esempio, una candidata del Labour Party nel Regno Unito è stata esclusa dalle liste del partito per aver messo like ad alcuni contenuti che criticavano la violenza dell’azione di Israele sulla Striscia di Gaza. Ma alcuni siti specializzati mettono in discussione le ragioni ufficiali. Una delle critiche più forti è quella di Alex Kirshner su Slate. «Questo permetterà alle persone di approvare il contenuto di un post senza bisogno di difendere personalmente la propria posizione», scrive il giornalista, che insiste sulla deresponsabilizzazione degli utenti, soprattuto chi ricopre cariche pubbliche o è un personaggio noto, «i like su Twitter non sono mai stati una grande forma di resistenza, ma la loro visibilità pubblica forniva un po’ da barriera contro i comportamenti antisociali». Kirshner aggiunge poi che ciò avviene al culmine della gestione di Musk, che ha consentito il proliferare di bot sulla piattaforma: con l’occultamento dell’identità di chi ha messo i like, si vedrà solo il numero di reazioni e non sarà possibile verificare se si tratta di profili autentici o meno. «Musk ha permesso a Twitter di peggiorare in modo orribile, e lo spam è uno dei problemi più evidenti», spiega, «prima che arrivasse lui gli utenti non si trovavano quotidianamente davanti bot automatizzati che cercano di convincerti a investire nelle criptovalute o così tanta pornografia». Argomento rispetto al quale Musk ha concesso una totale apertura. Da giugno è possibile pubblicare contenuti espliciti, compresi video pornografici in nome della «autonomia degli adulti» di creare i contenuti che credono, a condizione che i video o le immagini diffuse siano contrassegnate da un content warning dedicato.

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