Processo Ciro Grillo, il co-imputato Corsiglia nega la violenza sessuale sulla studentessa: «Ci fu un rapporto tranquillo, era consenziente»

Uno dei quattro accusati di stupro di gruppo ha risposto per cinque ore alle domande del procuratore

Ha confermato la sua versione Francesco Corsiglia, uno dei quattro imputati insieme a Ciro Grillo nel processo per violenza sessuale di gruppo su una studentessa italo norvegese, già sostenuta in tribunale lo scorso novembre. Ha avuto un rapporto consensuale con la giovane e non era presente al momento della presunta violenza di gruppo, filmata dai suoi amici e avvenuta in ogni caso successivamente. Ieri, giovedì 13 giugno, la consulente di parte, la psichiatra Marina Loi, ha dichiarato in aula che la ragazza «era passiva», non partecipe, basando la propria relazione sulla visione dei filmati che i quattro realizzarono la notte tra il 16 e il 17 luglio 2019, quando la presunta vittima era 19enne. L’altro consulente di parte civile aveva aggiunto che la giovane era in uno stato di totale ubriachezza. Di fatto confermando la versione di Silvia – nome di fantasia – che ha sempre sostenuto di aver assunto una forte quantità di alcol quella sera. Oggi Corsiglia, a differenza di Ciro Grillo, figlio di Beppe, Vittorio Lauria e Edoardo Capitta, ha deciso di prendere parte all’udienza e parlare con i pm. Cinque ore di domande e risposte, per negare di aver preso parte alla presunta violenza sessuale di gruppo e confermare la propria versione dei fatti. Secondo quanto trapela dal processo a porte chiuse a Tempio Pausania, e riferisce l’Unione Sarda, Corsiglia ha affermato che Silvia gli aveva fatto delle avances durante il tragitto in van dal locale alla villetta dove si sarebbe compiuto lo stupro. La ragazza avrebbe allungato un piede tra le gambe di Corsiglia, facendo pressione. Il giovane ha poi dichiarato di aver avuto «un rapporto tranquillo, lei era consenziente» con Silvia, e di non esser stato presente al momento della presunta violenza di gruppo: «Dormivo, ho saputo cosa era successo la mattina dopo». Difeso dagli avvocati Antonella Cuccureddu – molto criticata per la raffica e il tenore di domande alla presunta vittima a gennaio – e Gennaro Velle, il giovane è stato fatto entrare a palazzo di giustizia dalle porte laterali, mentre gli altri tre imputati hanno scelto tutt’altra strategia, decidendo di non presentarsi in tribunale. I loro avvocati assicurano però che, prima del verdetto, rilasceranno sicuramente delle dichiarazioni.


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