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Bimbo iperattivo sospeso da scuola a Ladispoli, il Tar: «Risarcite i genitori con 2 mila euro»

15 Giugno 2024 - 07:25 Redazione
ladispoli scuola mellone bimbo iperattivo
ladispoli scuola mellone bimbo iperattivo
La sentenza: «il provvedimento disciplinare della scuola non era finalizzato a sanzionare il minore bensì a perseguire un altro fine»

La scuola Corrado Mellone di Ladispoli in provincia di Roma dovrà risarcire il bambino cacciato dalle lezioni per «iperattività». Lo ha deciso il tribunale amministrativo regionale del Lazio, dopo che il bambino era stato allontanato dalla comunità scolastica dal 28 febbraio al 21 marzo di quest’anno. I genitori avevano chiesto l’annullamento della sospensione. Ora saranno risarciti con 2 mila euro. Il Tar aveva già deciso in urgenza per la riammissione, ma incredibilmente il dirigente scolastico Riccardo Agresti non lo aveva fatto entrare. E si era poi giustificato sostenendo di non aver aperto la posta elettronica della scuola. Poi il bambino era stato di nuovo cacciato.

La sentenza

«La sentenza ci dà ragione: i bambini non si dovrebbero mai toccare è il commento del padre specie quelli come nostro figlio che hanno delle difficoltà. Non ci interessano i soldi, ma è importante appunto dimostrare che i bambini non devono essere allontanati da scuola. Abbiamo lottato tanto, ci siamo rivolti anche ai carabinieri e i giudici hanno riconosciuto l’errore della scuola. Per noi è importante», dicono oggi i genitori al Messaggero. Mentre i giudici nella sentenza accusano proprio la scuola: «il provvedimento disciplinare della scuola non era finalizzato a sanzionare il minore bensì a perseguire un altro fine».

A spiegare il senso è Daniele Leppe, che assiste la famiglia del bambino: «In un primo tempo, infatti, il preside aveva puntato sull’espulsione dell’alunno sostenendo una mancata educazione da parte della famiglia o comunque per il comportamento in classe, poi dai documenti in tribunale abbiamo appreso che in realtà la sospensione era stata motivata dalla difficoltà di non avere ore sufficienti di sostegno».

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