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Von der Leyen e il presunto piano di Macron per far vincere Le Pen: «Così si vedrà che non sa governare»

ursula von der leyen emmanuel macron marine le pen
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Il capo dell'Eliseo punterebbe a far risvegliare i francesi dall'incantesimo della destra estrema lasciando governare il Rn

Ursula von der Leyen svela che Emmanuel Macron ha un piano per le elezioni in Francia. Per questo la decisione di andare al voto è stata dettata da un calcolo tattico. Che punterebbe a dimostrare che la destra francese non sa governare. Von der Leyen ha parlato durante una riunione dei vertici della Cdu che risale al 10 giugno. E, secondo Repubblica, ha commesso così una gaffe. Perché la presidente uscente della Commissione Europea ha sostenuto davanti alla platea ristretta che l’obiettivo di Macron è la “entzauberung”, ovvero il disincanto su Marine Le Pen. Il capo dell’Eliseo, secondo questo scenario, punterebbe a far risvegliare i francesi dall’incantesimo della destra estrema semplicemente lasciando governare il Rassemblement National.

Entzauberung

C’è poi un secondo ragionamento fatto da von der Leyen che riguarda i collegi uninominali francesi. Secondo questa prospettiva Macron punterebbe a un sussulto d’orgoglio da parte dei francesi nel momento dei ballottaggi. Ma c’è anche un terzo scenario, che prevede una coabitazione Macron-Le Pen. Macron ha smentito che la sua decisione di portare il paese alle elezioni corrisponda a una prospettiva di «vaccinare» i francesi contro l’estrema destra. L’ultima coabitazione è stata tra Jacques Chirac e François Mitterrand. «Ma se davvero ci fosse una coabitazione, questo significa che il Rassemblement National potrà accedere all’Eliseo nel 2027», spiega una fonte anonima che avrebbe assistito all’incontro. La strategia del presidente, secondo la fonte, punterebbe anche a denunciare l’alleanza innaturale che si sta formando a sinistra.

Macron e Le Pen

«È la prima volta che le forze socialdemocratiche si alleano con quelle anticapitaliste – sottolineano nell’entourage del presidente – su un programma comune che porta a 300 miliardi di spesa pubblica supplementare, con nuove tasse, nell’ambito di gravi ambiguità geopolitiche e sulla visione della società». Intanto proprio Macron getta acqua sul fuoco sui contrasti con l’Italia: «Da parte mia non c’è voglia di polemica. Per niente. Voglio che andiamo avanti efficacemente sul nostro lavoro internazionale. L’ho detto, ringrazio la presidenza Italiana, penso che non dovremmo dargli più spazio. Conosciamo i nostri disaccordi, non li ho messi sul tavolo. Ho risposto onestamente, come altri, a uno dei tuoi colleghi italiani, niente di più, niente di meno», ha risposto a un giornalista sulle polemiche sul tema dell’aborto e sulle accuse di fare campagna elettorale al G7 messe in risalto sulla stampa italiana.

Le dimissioni di Macron

Ma c’è anche chi agita uno spettro. Ovvero quello dell’addio di Macron in caso di vittoria indiscutibile del Rn. A dirlo esplicitamente oggi in un’intervista è Alain Minc, consigliere ombra del presidente. «Pensavo che non avrebbe terminato il suo secondo mandato, ma non pensavo così, non con un gesto folle», esordisce Minc. Quello che è successo, secondo lui, «è un problema psicologico, il risultato del narcisismo di Macron, portato all’estremo. Forse crede nel suo tocco magico, ma è sconcertante. Non vuole ammettere di essere non solo impopolare, ma anche odiato da una parte della popolazione. Immagina di ribaltare la situazione. È sempre stato un giocatore di poker. Quando gioca con la sua carriera, sono affari suoi. Quando lo fa con il destino del Paese, è imperdonabile».

Il narcisismo di Emmanuel

E questo perché «mi dicono che il giorno prima del voto Macron continuava a dire che la sua lista avrebbe ottenuto il 22%. È stato consigliato male. Non ha mai voluto intorno a sé persone che potessero tenergli testa. È assurdo e sconcertante che una decisione così importante possa essere presa da un solo uomo, circondato da cortigiani». La prospettiva di Minc prevede la coabitazione: «Le Pen ha fiuto politico. Se pensasse che mancano tre anni alle presidenziali, non lascerebbe Bardella andare al governo. Fra tre anni lui rischierebbe di aver fallito al potere e sarebbe lei a pagarne le conseguenze. Le Pen probabilmente scommette che le presidenziali saranno prima».

La coabitazione

La coabitazione, però, sarà molto complicata. Funziona quando ci sono due politici sperimentati, che conoscono i trucchi del mestiere. Sono convinto che a un certo punto Macron dovrà dimettersi. Ma non credo che Le Pen sarà eletta presidente. Dipende da cosa c’è dall’altra parte. Il candidato naturale sarà Gérard Larcher (il presidente del Senato, ndr) perché se Macron si dimette, prenderà l’interim e con le elezioni tre settimane dopo avrà un vantaggio naturale». Eppure, conclude, «la Francia non è minacciata dal fascismo. Siamo seri. Penso che dobbiamo combattere Le Pen per 4 motivi: è visceralmente anti-Usa, è piuttosto antieuropea, odia i contro-poteri e ha una visione socialista dell’economia. I danni economici saranno reali ma non drammatici. Il danno internazionale all’immagine della Francia sarà notevole. E i francesi, arroganti e orgogliosi, non gradiranno».

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