Svizzera, la ricetta per la pace secondo 84 Paesi: «Rispettare l’integrità dell’Ucraina». Ma i Brics si chiamano fuori – Il video
L’integrità territoriale dell’Ucraina, il ritorno dei bambini deportati dalla Russia nel quadro di uno scambio completo di prigionieri di guerra, il dialogo tra le parti. Sono i tre ingredienti fondamentali alla base della «ricetta» per la pace tra Mosca e Kiev secondo la dichiarazione finale del summit in Svizzera conclusosi nel pomeriggio di oggi. Un vertice quello di Burgerstock viziato in partenza dall’assenza di delegazioni dalla stessa Russia e dalla Cina. E anche molti altri Paesi del cosiddetto “Sud globale”, pur presenti, hanno fatto valere la loro linea differente. Dodici delle 92 delegazioni che hanno partecipato a vario titolo al summit infatti non hanno firmato la dichiarazione finale. Si tratta di Arabia Saudita, Armenia, Brasile, Colombia, Emirati Arabi, India, Indonesia, Libia, Messico, Sud Africa, Thailandia e Vaticano (presente come “osservatore”, così come il Brasile). Sì compatto invece da tutti i Paesi occidentali rappresentati, come dalle istituzioni Ue dal Consiglio d’Europa.
Le conclusioni di Zelensky e la prossima (possibile) conferenza
«La Russia e il suo leader non sono pronti alla pace. Putin ha però compiuto un grande errore, utile per noi: perché le sue parole, il suo cosiddetto piano di pace, hanno mostrato che non è interessato alla pace e questo lo hanno riconosciuto qui anche Paesi che hanno visioni diverse», ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al termine del summit in Svizzera. La porta a Pechino, comunque, resta aperta: «La Cina ha influenza politica sulla Russia, può aiutarci. Noi rispettiamo la sua integrità territoriale, chiediamo che Pechino rispetti la nostra. Non abbiamo mai detto che la Cina è nostra nemica – abbiamo un solo nemico, Putin: vorrei che la Cina fosse nostra amica», ha osservato Zelensky. Che sulla mancata firma di una serie di Paesi del Sud globale ha mostrato aplomb: «Alcuni Paesi hanno deciso di non firmare, dobbiamo rispettare le opinioni di tutti: arriveranno». Resta comunque «il grande successo» del sì alla dichiarazione finale di ben 84 Paesi del mondo. Ora si guarda già a una nuova conferenza internazionale di pace, in grado se possibile di coinvolgere direttamente Russia e Cina. Secondo il governo svizzero, «è certamente possibile» che un nuovo summit si svolga già prima di novembre, quando sono in programma le elezioni Usa. La sede potrebbe essere l’Arabia Saudita, ma il lavoro resta tutto da impostare.
La linea di Meloni e quella di Putin
Alla conferenza per la pace sull’Ucraina in Svizzera ha preso parte pure Giorgia Meloni, che ha ribadito il sostegno italiano all’Ucraina di Zelensky. «Sono qui per dirti che puoi continuare a contare su di noi, per tutto il tempo necessario. Continueremo ogni sforzo possibile per mantenere impegnati tutti i partner internazionali, poiché anche loro stanno soffrendo le conseguenze globali di questo conflitto. Intendiamo fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per trasformare in realtà un futuro di pace e libertà per l’Ucraina», ha dichiarato la premier. «Il presidente russo Vladimir Putin non rifiuta i negoziati con l’Ucraina, ma il loro esito deve essere approvato dal legittimo governo ucraino. Volodymyr Zelensky non appartiene a questa categoria». Ad affermarlo è stato invece il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, secondo quanto riporta la Tass. Zelensky «non è la persona con cui si può registrare un accordo per iscritto perché de jure questa registrazione sarà illegittima». «Tuttavia, Putin non rifiuta nulla, non rifiuta la possibilità di negoziati, secondo la costituzione del Paese», ha aggiunto Peskov.
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