Giorgia Meloni voterà Ursula von der Leyen alla Commissione Europea? «Il suo problema? È ambidestra»

La presidente uscente a caccia di voti oltre la coalizione per la riconferma. Il veto dei socialisti a Ecr. La trattativa per il commissario. Romano Prodi: la premier deve scegliere

Per essere riconfermata alla guida della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha bisogno dell’aiuto di Giorgia Meloni. E la premier italiana è intenzionata a darglielo. Un pacchetto di voti per garantirla in cambio di un commissario. O al bilancio o alla difesa. L’aiuto di Meloni a von der Leyen potrebbe anche non essere decisivo. Ma serve alla presidente uscente come assicurazione sulla vita nel voto del Parlamento Europeo. Cinque anni fa i franchi tiratori furono 80 e misero in pericolo la sua elezione. Il 18 luglio se ne contano già almeno il 10% dei 440 voti di partenza. Per questo i voti che potrebbero arrivare da Ecr sono importanti. Mentre la presidente del Consiglio italiana non ha ancora deciso se dichiarare pubblicamente il sostegno. E Romano Prodi dice che la premier «ha un problema: non è di destra, è ambidestra».


La trattativa

La trattativa parte dal Ppe e da Ursula. I socialisti non vogliono allargamenti nella maggioranza, tantomeno con l’Ecr. Vorrebbero invece avviare una trattativa con i Verdi. Proprio il gruppo che i Popolari non vogliono. Ppe e socialisti sono i due primi gruppi al Parlamento Europeo, e per questo la trattativa parte in modo molto accidentato. In ogni modo, von der Leyen ha intenzione di utilizzare la trattativa sui commissari per assicurarsi la sua rielezione. E l’Italia punta a un riconoscimento della sua coalizione di destra. Per dimostrare di poter uscire dal “cordone sanitario” che avvolge l’estrema destra a Strasburgo. Per questo, spiega oggi il Corriere della Sera, Meloni ha avuto un primo scambio informale con von der Leyen durante il G7. Un confronto riservato in una cornice interlocutoria, come lo definisce chi mastica i dossier.


Il commissario

Per quanto riguarda il commissario, già scartata la Concorrenza visti i tanti dossier aperti tra Europa e Italia in questo ambito. Ed esclusa anche l’Economia, visto il ruolo ricoperto in questi anni da Paolo Gentiloni. E allora il Bilancio e la Difesa potrebbero costituire la merce di scambio più valida. Il nome che il governo Meloni ha intenzione di spendere è quello di Elisabetta Belloni. Anche se resta in pista pure Giancarlo Giorgetti. Intanto Romano Prodi legge così l’attuale momento politico europeo: I popolari hanno vinto e designeranno von der Leyen. I socialisti la appoggeranno e cercheranno di accelerare, mentre Meloni cercherà di prendere tempo in attesa delle elezioni francesi. Meloni ha un problema: non è di destra, è ambidestra. Si comporta alla destra nei confronti della Von der Leyen, e poi si mette con la destra che è alla sua destra. Lei deve scegliere quale destra scegliere, e non è semplice».

Meloni ambidestra

In questa ottica Meloni potrebbe anche rientrare dalla finestra: «I popolari hanno una ampia maggioranza, ma deve essere approvata dal parlamento con voto segreto e posso dirvi per esperienza che il voto segreto è un problema. Per essere eletti col voto segreto bisogna avere una certa “riserva” di voti. Se questa riserva si fa con gli ambientalisti allora la maggioranza diventa amplissima e le cose per Meloni si complicano», conclude Prodi.

Leggi anche: