J-Ax su Gaza e contro la disumanizzazione della guerra: «Non posso continuare a stare zitto, è in atto un genocidio»
Con un lungo post sui propri canali social J-Ax, rapper e podcaster, storica voce degli Articolo 31, prende posizione sulla guerra in Medio Oriente e i bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Lo fa partendo da un’ammissione, quella di non essersi esposto prima, per ragioni che spiega nel dettaglio. Infatti la sua dichiarazione si apre così: «Come tutti ho seguito ciò che sta succedendo a Gaza con apprensione ormai da mesi. Non sono mai intervenuto sulla questione per tre semplici motivi – ed è inutile girarci attorno o dire altro: forse non volevo sembrare qualcuno che cerca attenzione vampirizzando una situazione così tragica, non avevo gli strumenti per capire la vastità della situazione – anche perché i nostri media non ci stanno raccontando tutto quello che realmente accade da quelle parti e, semplicemente, sono stato pavido». Poi la condanna, dura, verso il concetto di guerra ma soprattutto verso il processo di disumanizzazione che non riguarda esclusivamente gli attori di una guerra ma anche chi assiste da fuori. «Ma certe cose – prosegue – da quando sono diventato padre, diventano – se possibile – ancora più dolorose e inaccettabili da vedere. Ciò che è successo il 7 ottobre 2023 è qualcosa di mostruoso e ingiustificabile – perché sono state colpite persone innocenti. Allo stesso modo, l’idea che – indiscriminatamente – un intero popolo debba pagare per un’azione commessa da qualcuno sembra – come abbiamo visto in altre guerre del passato – che l’occidente lo riesca a giustificare solo quando a subirlo sono popolazioni implicitamente viste come “diversamente umane” e quindi meritevoli di essere essenzialmente sterminate senza conseguenze. E tutti i più grandi orrori del passato sono stati commessi quando si è arrivati esattamente a questo, quando qualcuno dichiara il proprio nemico come non più appartenente al genere umano, cosa che giustificherebbe azioni che nessuno, in altri contesti, accetterebbe».
«È stato deciso che qualcuno è umano e qualcun altro no»
A questo punto Alessandro Aleotti, così all’anagrafe, 51 anni, punta il dito contro una certa pericolosissima narrazione: «Bezalel Smotrich, Ministro delle Finanze israeliano, ha dichiarato a marzo 2023 che “non esiste una nazione palestinese. Non esiste una storia palestinese. Non esiste una lingua palestinese”. A ottobre, Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, ha ordinato “l’assedio completo della Striscia di Gaza” in questi termini: “Ho ordinato il completo assedio: non ci sarà elettricità, né cibo, né benzina. Tutto è chiuso. Stiamo combattendo animali umani e ci comporteremo di conseguenza”. E possiamo dire che ha mantenuto la parola. Stiamo assistendo a un vero e proprio genocidio, con bambini che muoiono di fame, campi profughi bombardati, ospedali, scuole e intere città rase al suolo. E questo sta avvenendo perché è stato deciso che la vita di un bambino palestinese non vale quella di un bambino europeo o americano. Perché è stato deciso che qualcuno è umano e qualcun altro no».
«Se rimaniamo zitti verremo giudicati dalla storia»
Infine, la necessità di parlare per non essere giudicato dalla storia come qualcuno che poteva parlare, in qualche modo influire, e non lo ha fatto, come tanti artisti italiani si sono tirati indietro dinanzi a un argomento così complesso. «Tanti quando leggono libri o guardano film che parlano di grandi tragedie o ingiustizie amano dire – agli altri, ma soprattutto a loro stessi – “ah, io, fossi stato lì mi sarei comportato diversamente, avrei fatto qualcosa”. Bene ora siamo di fronte a una grande tragedia e ingiustizia, e penso che se rimaniamo zitti o non facciamo niente verremo giudicati dalla storia, come la storia ha sempre fatto in questi casi».
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