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Usa, il caso al Washington Post: sospetti sui «documenti rubati» dall’editore e dal nuovo direttore quando lavoravano insieme a Londra

17 Giugno 2024 - 12:41 Ugo Milano
La rivelazione del New York Times fa seguito a mesi di turbolenze interne alla redazione di uno dei più prestigiosi quotidiani statunitensi

Tira una brutta aria nella redazione del Washington Post, uno dei maggiori e più prestigiosi quotidiani statunitensi. Dopo il taglio di 240 posti di lavoro annunciato a fine 2023, la nuova era dell’amministratore delegato – nonché editore – Will Lewis continua nel segno delle polemiche. A scatenare l’ultima è un articolo del New York Times, secondo cui Will Lewis e Robert Winnett, che a breve dovrebbe diventare nuovo direttore responsabile della testata, avrebbero usati metodi fraudolenti e tabulati telefonici rubati per ottenere informazioni utili ad alcuni articoli giornalistici. I fatti risalirebbero ai primi anni Duemila, quando Lewis e Winnett lavoravano a Londra per il Sunday Times. Si tratta di un caso che ha tenuto banco a lungo nel Regno Unito, dove l’uso fraudolento di informazioni a fini giornalisti ha spinto numerose celebrità – tra cui il principe Harry – a fare causa ad alcuni importanti tabloid.

La polemica scatenata dall’articolo del New York Times fa seguito a mesi di turbolenze interne alla redazione del Washington Post, che non sembra apprezzare lo stile e il piano di ristrutturazione proposto dal nuovo editore. Tra le decisioni più controverse prese da Lewis c’è la sostituzione di Sally Buzbee, direttrice editoriale dal 2021 e prima donna alla guida della testata, che ha lasciato il suo ruolo senza dare spiegazioni a inizio 2024. Ad aggravare il clima redazionale hanno contribuito anche alcune presunte pressioni di Lewis per influenzare le decisioni editoriali. Episodi che secondo i giornalisti del Post rischiano di minare la reputazione di elevati standard giornalistici di cui la testata statunitense si è sempre fregiata.

In copertina: Will Lewis, editore e amministratore delegato del Washington Post

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