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«La maggioranza degli italiani non ha competenze finanziarie: bisogna intervenire sul sistema educativo»: la tavola rotonda di FeduF su Etica e denaro

L’evento della Fondazione per l'Educazione Finanziaria e al Risparmio con Stefano Lucchini e Antonio Patuelli, Sabino Cassese, Aldo Grasso, Suor Alessandra Smerilli, Nando Pagnoncelli e Padre Francesco Occhetta

Nella celebre favola di Collodi, c’è un momento in cui Pinocchio seppellisce le monete d’oro in suo possesso sperando di farle germogliare in un albero colmo di zecchini. Nella realtà, come purtroppo sappiamo bene, i soldi non crescono sugli alberi. Ma per evitare di gettare via i nostri risparmi, per credulità o ignoranza, è necessario investire nell’educazione finanziaria. Questo è l’obiettivo con cui, ormai dieci anni fa, è nata la FEduF (Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio). Che oggi – 18 giugno – ha organizzato un incontro dal titolo “Etica e denaro” nella splendida cornice delle Scuderie di Palazzo Altieri (Roma). L’incontro è stato inaugurato dai saluti introduttivi del presidente della FEduF, Stefano Lucchini, e del presidente di ABI, Antonio Patuelli. La tavola rotonda, moderata dalla giornalista Rai Monica Maggioni, ha visto la partecipazione del costituzionalista Sabino Cassese, di Aldo Grasso (fondatore del Ce.R.T.A, Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi), del presidente dell’Ipsos Nando Pagnoncelli, di Padre Francesco Occhetta (Docente della Pontificia Università Gregoriana e segretario generale della Fondazione vaticana Fratelli Tutti), e di Suor Alessandra Smerilli, economista e religiosa italiana, docente di economia politica e statistica presso la Pontificia facoltà di scienze dell’educazione.

I numeri

Il dibattito, inaugurato dai saluti e dai ringraziamenti di Lucchini e Patuelli, è entrato nel vivo con la presentazione di una ricerca condotta da Ipsos nel mese di maggio su un campione di italiani dai 18 ai 65 anni di età. Da cui è emerso che solo un italiano su 4 considera economia e finanza ambiti di formazione prioritari. Il 44% degli italiani non si ritiene adeguatamente preparato sul tema, mentre per il 64% non lo sono i connazionali. Il concetto di educazione finanziaria risulta familiare nella sua definizione a un italiano su 5. In generale, solo il 15% della popolazione può essere considerato “esperto” del tema economico-finanziario. Soprattutto di tratta di giovani, e uomini, con una preparazione particolare. Il 40% delle persone è parzialmente preparato, mentre la maggioranza relativa (45%) hanno una preparazione inadeguata, da principianti.

Investire nella formazione

Eppure, come evidenziato da Nando Pagnoncelli alla lettura dei dati, bisognerebbe incentivare la formazione in questo ambito: una maggiore alfabetizzazione finanziaria, infatti, si traduce in un impatto positivo sull’ economia personale, con riverberi non trascurabili sulla società. Ma informarsi non basta: le nozioni vanno accompagnate da consapevolezza e responsabilità civile. Lo dice anche la nostra Costituzione, come ricordato dal professore Cassese: l’articolo 47, nello specifico, «è un articolo ampio: il soggetto, la Repubblica, si riferisce all’ordinamento complessivo, la società. Vuol dire che informare sulla materia non è compito esclusivo della scuola, ma anche di tutti gli altri soggetti agenti. Inoltre, l’insieme delle attività economiche che cita l’articolo indica che il risparmio deve essere indirizzato a tutti i settori produttivi del Paese. Questa norma è lungimirante: coinvolge tutti i membri della società».

Un mercato etico

Come ricordato da suor Alessandra Smerilli: «Il mercato, quando ci sono regole e fiducia reciproca, è un luogo di incontro». Questo è un punto fondamentale: su cosa deve vertere un l’educazione economica e finanziaria? «Oltre alla necessaria parte tecnica, deve poterci aiutare ad accrescere la fiducia generalizzata. Ogni politica, ogni economia che non è fondata su giustizia e onore distrugge se medesima», ha precisato Smerilli. Un considerazione che riecheggia anche nelle parole di Padre Francesco Occhetta, che ha ricordato: «Il nostro compito è costruire giustizia, risanare i rapporti che si fratturano. Per gli antichi romani, il denaro bisognava governarlo, ma non servirlo. Non può essere il fine, ma è un mezzo, e può essere un mezzo buono».

Il denaro: un buon servo ma un cattivo padrone

In questo contesto, l’etica è una bussola per la coscienza, il luogo dove le intenzioni si formano: «Uno spazio che non potrà mai appartenere a Cesare, perché appartiene a Dio. Il denaro è un buon servo ma un cattivo padrone». Secondo Occhetta, una soluzione per riequilibrare lo scenario sociopolitico odierno potrebbe risiedere nel «principio di fraternità, a metà tra l’uguaglianza estrema del socialismo e la libertà incontrollata del capitalismo che finisce per fagocitare tutto». E questo valore dev’essere accompagnato, appunto, dalla cultura. Come aggiunto da Aldo Grasso: «Se vuoi gestire le cose le devi conoscere, altrimenti sei condannato a essere gestito, ovvero a essere un soggetto passivo». L’evento si è concluso con l’esibizione dei Cameristi della Scala presso la Chiesa del Santissimo Nome di Gesù all’Argentina.

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