Mario Monti contro il premierato: «Riforma fatta nell’interesse della categoria dei politici». Romeo (Lega): «Possibile qualche modifica» – Video
L’ex premier e senatore a vita, Mario Monti è il primo ad intervenire nell’aula del Senato e parla contro il premierato, la riforma che – oltre a consentire l’elezione diretta del premier e stringere i vincoli di maggioranza – toglierà al Quirinale il potere di nominare nuovi senatori a vita e che oggi si avvia al primo dei quattro voti previsti per le riforme costituzionali: «Le due repubbliche con l’elezione diretta del presidente della Repubblica sono quelle più in crisi, la Francia e gli Stati uniti. Invece, questa riforma sembra non guardare al mondo che ci circonda, è fatta non nell’interesse dei cittadini ma della categoria dei politici, per la quale ho grande rispetto. Non renderà il governo più stabile, al contrario lo sarà molto meno di prima e questo danneggerà proprio i cittadini», dice Monti aprendo un giro di interventi che si annuncia rapido visto che entro le 17.30 è previsto il voto finale.
L’opposizione unita (stavolta)
Duro anche l’intervento di Carlo Calenda a nome di Azione che apre gli interventi dell’opposizione tutti contrari, sebbene fino all’ultimo Italia Viva da un lato e Cinque stelle dall’altro avevano valutato di distinguersi (il primo partito con l’astensione, il secondo lasciando l’aula): «Ci sono molti punti di questa riforma che non vanno – dice Calenda – Se un governo va male e i cittadini sono scontenti, non cambia comunque nulla, il governo resta in piedi. O siamo i più intelligenti di tutti o ci dovrebbe sorgere un dubbio, visto che nessuno usa una forma di premierato come la nostra. Ma nessuno di questi è il punto. Il punto di questa riforma è spostare l’attenzione, distogliere dai 120mila giovani che lasciano il paese ogni anno, dai 4 milioni di cittadini in povertà assoluta, da una scuola che forma meno del resto d’Europa. Il prossimo anno segheremo un pezzo di ramo su cui siamo seduti: le istituzioni repubblicane. Più cittadini si allontaneranno dalla politica. Il problema non è la riforma in se ma ciò che la riforma provoca». Enrico Borghi, a nome di Italia Viva, scioglie la riserva del partito e annuncia il voto contrario: «Questa non è la madre di tutte le riforme ma un rattoppo illusorio che pretende di chiudere una transizione repubblicana» – dice Borghi – «Al netto di alcuni atteggiamenti, penso a quello della ministra Casellati, i nodi della riforma sono ancora tutti sul tavolo». Netto l’intervento di Peppe De Cristofaro, di Avs che parla di una riforma «pericolosa» che «assegna il potere nelle mani di una sola persona». Ma «noi – avverte – non ve lo permetteremo. Sposteremo la nostra lotta nel paese reale»: «Già oggi pomeriggio per denunciare il clima insopportabile che state creando scenderemo in piazza. E vinceremo anche il referendum confermativo, perché il popolo si confermerà più saggio di quello che credete».
L’apertura della Lega
Tra le fila della maggioranza, oltre a Gasparri che annuncia «Più popolo e meno palazzo: questa è via che indichiamo e per questo voteremo la riforma con gioia e convinzione», si fa notare l’intervento di Romeo della Lega. Che, ovviamente, annuncia il voto favorevole della Lega per Salvini premier, ma chiede «agli amici di Fratelli d’Italia» delle correzioni «per togliere frecce all’arco dell’opposizione». E anche sul fatto che sia in atto uno scambio con FdI, dice che non c’è nulla di male: «Un politico si giudica soprattutto sulla capacità di tenere fede alla parola data». A buon intenditor…
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