Torino, al via il «Processo Smog»: gli ex sindaci Fassino e Appendino citati a giudizio per il reato di inquinamento ambientale

A dare il via alle indagini è stato un esposto presentato nel 2017 dal Comitato Torino Respira, che oggi si è costituito parte civile

È iniziato a Torino il «Processo Smog», nel quale sono stati citati a giudizio, tra gli altri, gli ex sindaci Piero Fassino e Chiara Appendino. Si tratta del primo caso in Italia dove gli amministratori locali sono chiamati a rispondere in tribunale del reato di inquinamento ambientale colposo, introdotto nel 2015. Nei confronti dei due ex primi cittadini (ma anche dei loro assessori con delega all’Ambiente), la procura del capoluogo piemontese ha disposto la citazione diretta a giudizio. All’udienza pre-dibattimentale di oggi, martedì 18 giugno, sono state presentate le richieste di costituzione di parte civile. La domanda del Comitato Torino Respira, autore dell’esposto che ha dato il via alle indagini, è stata accolta, insieme a Greenpeace Italia e Isde (Associazione Italiana Medici per l’Ambiente). Fuori dal Palazzo di Giustizia alcuni militanti di Fridays For Future si sono raccolti in presidio e hanno esposto uno striscione con la scritta: «Il diritto all’aria pulita è giustizia climatica».


L’esposto e l’inizio delle indagini

L’esposto che ha dato il via alle indagini della Procura di Torino è stato presentato nel 2017. Ciò che viene contestato agli amministratori locali è il fatto di non aver adottato misure efficaci per evitare il ripetuto sforamento dei limiti di concentrazione di sostanze inquinanti nell’aria. «Dopo l’ennesima pedalata di ritorno a casa in mezzo allo smog di febbraio ho deciso di coinvolgere gli amici avvocati, che ora sono i consulenti legali del Comitato Torino Respira, e dopo un lavoro tecnico e giuridico piuttosto approfondito abbiamo deciso di depositare l’esposto», racconta Roberto Mezzalama, presidente del Comitato Torino Respira. Secondo i consulenti tecnici della Procura, gli sforamenti rispetto ai limiti di legge hanno causato a Torino oltre mille morti premature e numerosi ricoveri ospedalieri. Eppure, sostiene il comitato, le istituzioni locali non hanno fatto abbastanza per ridurre i livelli dell’inquinamento atmosferico e tutelare la salute dei cittadini.


L’inquinamento in Pianura Padana

A fare i conti con un forte inquinamento atmosferico non sono solo i cittadini torinesi ma quelli di tutta la Pianura Padana, che da anni si conferma in cima alle regioni europee con il livello più basso di qualità dell’aria. Secondo le stime dell’Agenzia europea per l’ambiente, la concentrazione di sostanze inquinanti nell’aria ha causato solo nel 2020 330mila morti premature in Europa, di cui un quinto proprio in Italia. Ad aggravare la situazione nelle regioni del Nord Italia contribuisce non solo la concentrazione di attività industriali e allevamenti intensivi, ma anche l’orografia stessa della Pianura Padana, circondata da montagne su quasi tutti i lati. «Il fatto che Torino sia oggettivamente in una situazione sfavorevole per la dispersione degli inquinanti è stato sempre utilizzato come una scusa anziché come uno stimolo per fare di più e meglio», attacca il presidente del Comitato Torino Respira.

I prossimi passi

Il processo che si è aperto oggi a Torino è iniziato con le richieste di costituzione di parte civile. Il giudice ha convocato una nuova udienza per il 4 luglio, alle ore 15, per consentire alle parti di esporre le proprie posizioni e decidere o meno se proseguire il processo. Se il Tribunale deciderà di andare avanti, a partire dalle udienze successive ci sarà il confronto vero e proprio tra accusa e difesa. Ad arricchire il dibattimento ci sarà anche il contributo di autorevoli esperti, chiamati a dire la propria sulle regioni dell’inquinamento atmosferico a Torino, sui danni alla salute provocati dallo smog e anche sulle eventuali responsabilità degli amministratori locali, sia al Comune che in Regione.

In copertina: Sit-in degli attivisti di Friday for future davanti al tribunale di Torino, dove si svolge il processo per il reato di inquinamento ambientale, 18 giugno 2024 (ANSA/Tino Romano)

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