Ma quanto costa la direttiva Case Green? Quanto Superbonus, Ecobonus e Bonus Casa messi insieme (ma va spalmata su più edifici)
La cifra che dovrà spendere l’Italia per adeguarsi alla cosiddetta «direttiva Case Green» è equiparabile a quanto speso per i bonus edilizi negli ultimi tre anni. Con una differenza: i soldi andranno spalmati su molti più edifici. La stima è contenuta nell’ultimo rapporto elaborato da Energy & Strategy, il team di esperti del Politecnico di Milano. L’Efficiency Energy Report 2024 ipotizza per l’Italia un costo di 180 miliardi di euro. Una cifra che equivale grosso modo a quanto speso tra il 2021 e il 2024 per finanziare Superbonus, Ecobonus e Bonus Casa. Affinché gli interventi si traducano effettivamente in consumi energetici più bassi ed emissioni ridotte, i 180 miliardi di euro dovranno essere però spalmati su un bacino molto più ampio di edifici. La priorità sono ovviamente le abitazioni che versano in condizioni peggiori, ossia quel 40% del parco immobiliare italiano in Classe G. Secondo il report del Politecnico, quasi la metà di questi 5 milioni di edifici andranno ristrutturati per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione che sia l’Ue che l’Italia si sono date.
Cosa prevede la direttiva «case green»
La Energy Performance of Buildings Directive, ribattezzata in Italia «direttiva Case Green», è un provvedimento europeo adottato formalmente lo scorso 12 aprile al termine di un lungo iter legislativo. Si tratta di uno dei pilastri del Green Deal, la strategia attraverso cui Bruxelles mira ad azzerare le proprie emissioni nette entro metà secolo. Ad oggi, il parco immobiliare è responsabile del 36% delle emissioni di gas serra e del 40% dei consumi energetici di tutta l’Unione europea. La direttiva impegna i Paesi Ue a ridurre il consumo di energia primaria degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035 (rispetto ai livelli del 2020). Per raggiungere questi obiettivi, gli Stati sono chiamati a ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni energetiche entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Sono esclusi gli edifici agricoli, gli edifici storici, gli edifici temporanei, i luoghi di culto e altri edifici dal particolare valore storico o architettonico. Dal 2030, inoltre, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero. Per gli immobili di proprietà pubblica, oppure occupati da enti pubblici, l’obbligo scatta già dal 2028.
I costi ipotizzati dal PoliMi
Secondo il report pubblicato in questi giorni da Energy & Strategy, l’Italia ha bisogno di efficientare almeno il 43% degli immobili in classe G. Questo intervento, che costerebbe tra i 93 e i 103 miliardi di euro, permetterebbe al nostro Paese di raggiungere il 55% del risparmio energetico chiesto dall’Unione europea. Per coprire il restante 45% andrebbero aggiunti interventi per altri 80 miliardi di euro e che dovrebbero coinvolgere gli edifici di altre classi energetiche. Il costo complessivo, dunque, si attesterebbe sui 180 miliardi di euro, per la precisione tra i 169 e i 187. «Parte di queste risorse potrebbe (o dovrebbe) arrivare da un nuovo grande piano di finanziamenti europei, ma non basta. Occorre una pianificazione attenta e la messa a punto di strumenti di supporto alla riqualificazione energetica degli edifici che oggi non è parte della nostra agenda politica», spiega Vittorio Chiesa, direttore di Energy and Strategy.
I due scenari
Per arrivare alla stima dei 180 miliardi di euro, gli esperti di Energy & Strategy hanno analizzato sei casi abitativi: un appartamento in condominio di dieci unità e una villetta monofamiliare al Nord, al Centro e al Sud. Per ognuno di questi casi sono stati previsti tre scenari di riduzione dei consumi. La prima opzione consiste nella semplice sostituzione della caldaia, che ha costi ridotti (26-30mila euro per un condominio, 3.500 euro per una villetta) ma raggiunge a fatica il 20% di riduzione dei consumi. La seconda e la terza opzione prevedono invece interventi strutturali ma anche più onerosi, come il cappotto termico, l’installazione di una pompa di calore o di un impianto fotovoltaico. Seguendo questa strada, la riduzione dei consumi arriva fino al 70%, ma i costi lievitano a 55-60mila euro per una villetta e 400mila euro per un condominio.
L’eredità del Superbonus
Nel 2023, gli investimenti in efficienza energetica in Italia sono stati pari a circa 85-95 miliardi di euro. A fare la parte del leone, anche questa volta, è stato il settore residenziale, trainato dall’ennesimo colpo di coda del Superbonus: 55-59 miliardi di euro, il triplo dei 20 miliardi scarsi spesi nel 2022. La quota meno rilevante degli investimenti viene invece dalla Pubblica Amministrazione e dal settore industriale, che ha tuttavia registrato un aumento del 20% rispetto al 2022. Secondo gli esperti del Politecnico, il Superbonus ha avuto il merito di spingere una serie di interventi che un tempo erano relegati a un ruolo ben più marginale, a partire dal cappotto termico e dalla sostituzione dei serramenti, che rappresentano oggi quasi il 50% degli interventi totali.
Gli investimenti futuri
Tra il 2020 e il 2023, il Superbonus ha interessato 460mila edifici ma ha avuto anche un effetto devastante sui conti pubblici. Al 31 marzo 2024, la misura ha comportato un costo complessivo a carico dello Stato superiore ai 122 miliardi di euro. Una cifra che, se inserita all’interno di una politica di incentivi più mirata ed efficiente, avrebbe potuto interessare un numero ben più elevato di abitazioni. Per rispettare gli obiettivi fissati in sede europea, gli interventi di riqualificazione energetica dovrebbero procedere a un ritmo simile, se non addirittura superiore, a quello degli ultimi anni. Il problema, sottolineano gli esperti di Energy & Strategy, è che le volontà di investimento per i prossimi cinque anni mostra chiari segni di rallentamento. «Il quadro è piuttosto complesso e incerto», spiega Federico Frattini, vicedirettore di E&S e responsabile del report. «L’indice di propensione agli investimenti in efficienza energetica», aggiunge l’esperto, «è decisamente in calo e sono molte le preoccupazioni degli operatori riguardo al futuro del mercato».
In copertina: Edificio in ristrutturazione a Roma, 4 Settembre 2023 (ANSA/Massimo Percossi)
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