Sonia Bruganelli, l’ex di Paolo Bonolis e la malattia della figlia Silvia: «Io, madre imperfetta. E va bene così»

La produttrice tv racconta il rapporto con la primogenita: l’operazione al cuore, l’ipossia postoperatoria e la vita di oggi

Sonia Bruganelli, ex di Paolo Bonolis, qualche giorno fa su Instagram ha parlato della figlia primogenita Silvia e della sua malattia. «Tu lo hai sempre saputo che sarei riuscita a diventare la mamma che meritavi di avere. Grazie per avermi amata anche quando non lo facevo io», ha scritto la produttrice di Sdl 2005, l’azienda che ora si occupa del casting di Io Canto. E in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera spiega: «Ormai ho accettato di essere una madre imperfetta e va bene così. Silvia, però, mi ha sempre amata. Come ho scritto, anche quando ero io a non volermi bene, a sentirmi responsabile della sua limitazione, che gli altri fratelli non avevano. E, invece, lei fin da subito, già da piccolissima, quando mi vedeva triste allungava il braccio e indicava il mio occhio, come a chiedere: perché piangi?».


La malattia di Silvia

Sonia spiega di aver capito che Silvia era malata quando lei aveva sette anni: «Era il compleanno del fratello Davide, c’erano tanti bambini, l’animazione, molto movimento, e lei era lì, bellissima, ma non aveva la stessa velocità degli altri, non poteva correre e giocare con loro. Provavo un dolore forte, eppure sentii la necessità di fermare quel momento». E aggiunge: «Ho fatto un lungo percorso, che sto facendo ancora, per accettare la situazione e cominciare a godermi la maternità di Silvia senza pretendere di essere per lei anche insegnante, fisioterapista, logopedista… Non dovevo mai sbagliare. A lungo ho fatto i conti con il senso di colpa e la rabbia». Bruganelli spiega di aver sempre vissuto la malattia di Silvia come «un’ingiustizia. Ho scoperto che era cardiopatica all’ottavo mese di gravidanza, quando si preparano i vestitini e si dipinge la cameretta. Doveva essere il momento più bello e invece i medici, in modo diretto, mi dissero: “Se non si opera appena nata, muore”».


La cardiopatia

Silvia Bonolis è nata il 23 dicembre del 2002. Subito dopo il parto ha subito un’operazione al cuore. Ma l’ipossia postoperatoria ha comunque fatto danni che sono stati scoperti dai medici dopo una settimana. «Io avevo già capito che qualcosa non andava, ma tutti dicevano che vedevo cose che non c’erano», racconta Silvia. «Ho avuto un crollo: avevo 27 anni, lei era la mia prima figlia, non avevo sbagliato niente durante la gestazione, ero stata attenta. Paolo aveva 40 anni e spalle più larghe, si è occupato lui di tutto. La prima foto con Silvia ce l’ho che aveva tre mesi: prima era sempre stata nel reparto di terapia intensiva neonatale». Dice anche di non essere più credente: «Mi dispiace, io il disegno non lo vedo, e infatti dopo mi sono allontanata dalla fede. Se c’era una lezione, avrei preferito impararla sulla mia pelle, non su quella di una neonata indifesa».

La non autosufficienza

Oggi Silvia «ha quasi 22 anni, vorrei che la sera andasse a divertirsi e a fare l’aperitivo con le amiche… Il pensiero fisso riguarda il futuro, perché non è ancora autosufficiente e avrà sempre bisogno di qualcuno che l’aiuti. Però penso anche che non sarà mai sola, perché ha quattro fratelli (oltre a Davide e Adele, avuti con Bonolis, ci sono i due precedenti figli di lui, Stefano e Martina; ndr ). Chi si occuperà di lei avrà una disponibilità economica per non farle mancare niente, e questa è una grande fortuna, nella disgrazia», svela la madre. Intanto la ragazza «comincia a fare gli aperitivi, fa ippoterapia, stiamo dando molta importanza alla sua indipendenza fisica e motoria, alla percezione che ha di sé, alla sua autostima».

La separazione

La separazione con Paolo Bonolis non ha avuto impatti: «Lei è il nostro trait d’union . Ora sono molto più vicina a lei di quando abitavamo nello stesso appartamento, io e il padre al piano di sopra e lei con i fratelli sotto». Infine, Bruganelli conferma che la decisione di chiudere la relazione con il compagno «sicuramente è qualcosa che ho voluto definire io, perché volevo seguire la mia crescita. Ma andarsene non vuol dire abbandonare: significa anche lasciare l’altro libero di essere felice senza di te. Nel nostro caso non ci sono stati tradimenti, capisco che per qualcuno avremmo potuto continuare a stare insieme. Ma ho conosciuto Paolo a 23 anni, siamo stati insieme per 26: le persone cambiano e io sono cambiata di più».

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