Bomba dei giudici su Ita-Lufthansa: ora la Corte Costituzionale può decidere la riassunzione di 3mila ex dipendenti di Alitalia

La decisione del tribunale del Lavoro di Roma. Se la Consulta dice sì salta l’accordo con i tedeschi

Il tribunale di Roma con un’ordinanza del giudice del Lavoro Tiziana Ortu ha ritenuto fondato il ricorso degli ex dipendenti Alitalia non assunti da Ita Airways e rimesso alla Corte Costituzionale la decisione sulla costituzionalità delle norme che derogavano all’articolo 2112 del codice civile in base a cui il trasferimento di ramo di azienda dalla vecchia Alitalia ad Ita avrebbe dovuto comprendere tutti e 6.100 i dipendenti del “perimetro Aviation” della vecchia Alitalia, e non solo i 2.790 che poi Ita ha autonomamente assunto. Se dovesse essere dichiarata l’incostituzionalità della deroga dal codice civile, non starebbe più in piedi il piano industriale di ITA e salterebbe di conseguenza l’alleanza con Lufthansa che sta per approvare con alcune condizioni la Commissione europea.


Il ricorso che rischia di rimettere tutto in discussione

La cessione di beni, slot e rapporti dal vecchio al nuovo vettore era stata contestata dagli ex lavoratori della compagnia di bandiera, in quanto le parti non avevano configurato l’operazione come “cessione di ramo d’azienda” e quindi avevano rifiutato di applicare la norma (art. 2112 del codice civile) che regola queste situazioni e stabilisce il diritto di tutti i lavoratori ad essere assunti da chi compra il ramo, senza eccezioni. Ita, grazie alla disapplicazione di quella norma, aveva ritenuto di assumere solo una parte dei dipendenti di Alitalia, lasciando gli altri nelle braccia della procedura di amministrazione straordinaria.


Le prime decisioni favorevoli ai lavoratori fermate da un decreto

Molti di questi dipendenti avevano fatto causa al nuovo vettore e, dopo che alcuni di loro avevano visto riconosciuto il proprio diritto all’assunzione, il legislatore ha approvato una norma (art. 6 del decreto legge n. 131/2022, come modificato dalla legge n. 169/2023) che tentava di mettere al sicuro l’operazione, stabilendo che nei casi come quello di Alitalia non si applicano le norme sulla cessione d’azienda e sul relativo trasferimento dei lavoratori. Il Tribunale di Roma spedisce la norma di fronte alla Consulta, facendo presente che il legislatore non ha approvato una norma di “interpretazione autentica” (come scritto nell’intestazione) ma, piuttosto, ha tentato di condizionare l’esito dei giudizi in corso.

I dubbi del tribunale di Roma sulle scelte del governo

Un comportamento che avrebbe violato diversi principi costituzionali e comunitari, con un intento “fraudolento” dimostrato dal fatto che la necessità di interpretare le norme vigenti è sorta solo quando sono arrivate le prime sentenze sfavorevoli a ITA (sentenze, peraltro, non uniformi, perché i tribunali hanno seguito indirizzi diversi). La questione passa alla Consulta che, nei prossimi mesi, avrà potere di vita o di morte su ITA: se fossero confermati i dubbi del Tribunale, infatti, il nuovo vettore potrebbe essere sommerso di ricorsi da parte di tutti gli ex dipendenti Alitalia che non sono stati assorbiti.

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