Frasi shock sull’Ucraina, le scuse del prof Zucchetti non bastano: il Politecnico di Torino valuta la sospensione da ogni incarico

Dopo la pronuncia del Senato accademico, il rettore Stefano Corgnati ha annunciato l’avvio della valutazione disciplinare a carico del docente (anche) pro-Gaza

Rischia grosso Massimo Zucchetti, il professore del Politecnico di Torino che in questi giorni ha fatto discutere per alcune uscite social particolarmente offensive. «Gli ucraini mi danno fastidio solo a vederli», aveva scritto su Facebook il docente nel commentare la sconfitta calcistica dell’Ucraina con la Romania. Per poi rincarare la dose: «Devono andare fuori dai c**ni al più presto. Il loro fuhrerino poi ha bisogno di soldati per difendere la “democrazia”, no? Bene, fra poco 22 in più da mandare al macello». Ora il docente, già noto alle cronache per essersi incatenato con gli studenti davanti al Politecnico in solidarietà alla Palestina, potrebbe essere fatto fuori dall’ateneo. Ieri il Senato accademico dell’ateneo ha condannato le uscite del docente e ne ha chiesto la rimozione da ogni incarico universitario, oltre che l’avviamento di un’istruttoria per valutare procedimenti disciplinari. Il rettore del Politecnico, Stefano Corgnati, ha annunciato che oggi avvierà le procedure di valutazione del caso.


Le scuse cadute a vuoto

«La gravità dei fatti ha mobilitato l’intera comunità», ha dichiarato il rettore. Esploso lo scandalo, il docente ha poi tentato di raddrizzare il tiro. «Chiedo scusa. Ho chiuso il mio profilo. Le mie parole erano eccessive. Non ho nulla contro il popolo ucraino, e neppure contro quei 22 giocatori. Ho detto una solenne stupidaggine perché sono uno sfegatato del calcio. L’ho detto nella mia pagina personale, non in quella da professore», ha tentato di chiarire ieri il docente. «Sono stato frainteso. Certo non ho piacere che questo governo appoggi il governo di Zelensky. Quello che volevo esprimere è un attacco alla guerra in generale e al governo Zelensky. Ho detto che questi 22 devono stare attenti perché se tornano in patria vengono mandati al macello anche loro. Non auguravo certo la morte a nessuno», ha aggiunto, sottolineando di essere stato inondato da insulti e minacce dopo la diffusione del suo post. Scuse però che sono servite a ben poco: l’ateneo è già al lavoro per decidere la sua sorte.


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