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Satnam Singh: chi era il bracciante pagato 4 euro l’ora e lasciato in strada a Latina con il braccio tranciato

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Il suo datore di lavoro (in nero) Antonello Lovato: la moglie ha chiesto di portarlo a casa. Lei: ci ha preso i telefoni, avevo chiesto l'ospedale

Si chiamava Satnam Singh ed era soprannominato Navi il bracciante indiano di 31 anni che ha perso un braccio in un incidente di lavoro ed è morto per le ferite riportate. Il suo datore di lavoro Antonello Lovato, 38 anni, è indagato per omicidio colposo, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro ed omissione di soccorso. Singh lavorava all’azienda agricola Lovato di via del Passo a Borgo Santa Maria in provincia di Latina. Era arrivato tre anni fa con la moglie Alisha detta Sony dall’India. Riceveva una paga di 4-5 euro l’ora. Ed è rimasto per novanta minuti con il braccio staccato prima di arrivare all’ospedale San Camillo di Roma in elisoccorso. La macchina avvolgiplastica ha causato anche la frattura delle sue gambe. La procura di Latina ha disposto l’autopsia.

La versione di Antonello Lovato

Lovato, assistito dagli avvocati Stefano Perotti e Valerio Righi, non ha negato di aver caricato Satnam Singh sulla sua auto per portarlo a casa. Secondo i carabinieri lui era alla guida del furgone insieme ad altre persone. Singh e la moglie sono stati abbandonati davanti alla loro abitazione poco lontano dal campo. Il braccio amputato è stato raccolto e messo in una cassetta della frutta poi lasciata vicino al corpo del 31enne. Sony ha detto di aver chiesto più volte di portare il marito in ospedale, senza esito. Lovato sostiene invece che sia stata la moglie a chiedere di portare Singh a casa e non in ospedale. «La moglie urlava “casa, casa” e io li ho accompagnati lì. Poi ho visto che appena scesi dal furgone, a Borgo Santa Maria, un uomo aveva chiamato l’ambulanza e sono andato in questura a spiegare cosa era successo», ha sostenuto Lovato.

Il macchinario avvolgiplastica

La versione di Sony è differente: «Ho implorato il padrone di aiutarci, l’ho pregato in ginocchio, ma ci ha scaricati davanti casa ed è scappato, buttando la cassetta con dentro il braccio staccato», ha riferito la donna agli investigatori. «Non è un film dell’orrore, purtroppo è tutto vero. Lavoravano entrambi in nero», ha detto Hardeep Kaur, segretaria generale Flai Cgil di Frosinone e Latina. La macchina avvolgiplastica attaccata a un trattore che Singh stava utilizzando è sotto sequestro. Lovato ha detto che dopo il momento di panico ha comunque chiamato i soccorsi. Il 31enne, clandestino, non era contrattualizzato. Lavorava a giornata e lunedì era stato prelevato con il pullman insieme alla moglie davanti casa. «Quel lavoratore si è messo dove non doveva stare. Non aveva l’autorizzazione a utilizzare la macchina avvolgiplastica», ha aggiunto Lovato.

La storia di Satnam Singh e Alisha

Alisha ha dato un’altra versione dei fatti, riportata oggi da Repubblica: «Ho visto l’incidente, ho implorato il padrone di portarlo in ospedale ma lui doveva salvare la sua azienda agricola. Ha messo davanti a tutto la sua azienda agricola. Il padrone ha preso i nostri telefoni per evitare che si venisse a sapere delle condizioni in cui lavoriamo. Poi ci ha messo sul furgone togliendoci la possibilità anche di chiamare i soccorsi». Satnam ha perso sangue per almeno un’ora e mezza prima che arrivasse l’ambulanza. Mentre il datore di lavoro si occupava già di pulire il camioncino per eliminare ogni traccia di sangue. Gliamici di Satnam e Sony raccontano di «una coppia affiatata, se lei stava male lui restava a casa con lei, preferiva perdere una giornata di lavoro pur di non lasciarla sola. Non avevano niente se non loro stessi e lui era profondamente rispettoso di sua moglie».

Il bracciante testimone

Uno dei braccianti al lavoro insieme a Singh ha deciso di testimoniare su quello che ha visto. Anche se non è in regola con il permesso di soggiorno: «Ho deciso comunque di assumermi il rischio di essere cacciato dall’Italia con un foglio di via. Lo devo a Satnam e a sua moglie». Per questo la Flai Cgil sta chiedendo permessi di soggiorno per motivi di giustizia. Così da permettere, a chi era presente, di raccontare questa tragedia. «Satnam era un bravo ragazzo, non ha mai fatto male a nessuno», concludono gli amici.

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