Velvet Media, l’azienda che aveva abolito l’orario di lavoro in liquidazione. Buco in bilancio da 11 milioni: ora indaga la finanza per bancarotta
Debiti accumulati, soldi spariti e solo qualche computer e un furgone malandato nelle disponibilità attuali di Velvet Media. Insieme al valore del marchio e i crediti di difficile esigibilità. Questo sembrerebbe l’epilogo della società costituita a Castelfranco Veneto nel 2013 e le cui vicende sono raccontate oggi dal Corriere. Nei primi anni il fatturato è salito esponenzialmente, arrivando a 16 milioni di euro nel 2020. La società di marketing Velvet Media, trasformatasi poi in Media Production, aveva raggiunto le cronache anche per il suo presunto welfare all’avanguardia, con un’organizzazione del lavoro libera da turni, un ambiente definito «familiare» e la possibilità per i dipendenti di portare con sé i propri animali domestici. Poi, la creatura di Bassel Bakdounes, imprenditore italo-siriano, ha iniziato a mostrare le sue debolezze finanziarie.
Lo scorso anno Media Production è finita in liquidazione giudiziale e, adesso, i finanzieri del comando provinciale di Treviso hanno aperto un’inchiesta su una possibile bancarotta per distrazione. Mentre in carico alla vecchia Velvet Media venivano lasciati gli stipendi e i costi di produzione, i nuovi contratti sarebbero stati fatturati da una newco chiamata Velvet Group. Il buco ammonterebbe quasi a 11 milioni di euro, di cui 8 sono debiti con l’erario – principalmente in pancia all’Agenzia delle entrate -, con le banche e con i dipendenti. Gli altri 2 milioni, invece, sembrerebbero spariti dalle casse della società: secondo gli inquirenti, questi soldi potrebbero essere finiti nei conti dei soci. In più si aggiunge il caso della chiusura di tutte le sedi estere, dagli Usa a Dubai. Tuttavia, secondo un ex collaboratore, «quegli uffici non sono mai esistiti. Media Production era una favola durata dieci anni ma come tutte le favole di vero non c’è nulla».
Il rapporto riepilogativo risalente al 10 maggio, scrive il Corriere, indica in 11 milioni e 700 mila euro la somma che Media Production dovrebbe sborsare per concludere una liquidazione ordinata. Purtroppo, la società non avrebbe beni da vendere per raggiungere tale cifra: «Al netto dei vari leasing il patrimonio è composto da attrezzature – computer, tastiere, mouse – e da un furgone Ducato usato, immatricolato nel 2002. La stima, realizzata da Aste 33, è di soli 4 mila e seicento euro. A questi si sommano i valori dei marchi, per un importo di 66 mila euro. I 3 milioni e 300 mila di crediti che Media Production vanterebbe ancora nei confronti dei propri clienti invece sono solo un miraggio: gli importi risultano dalle scritture contabili ma il dato, si legge nel rapporto riepilogativo, viene ritenuto non attendibile».
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