Paolo Virzì chiede l’attivazione del «codice rosso» dopo la lite con Micaela Ramazzotti: il referto d’ospedale come prova della violenza
Dopo la furibonda lite con l’ex moglie Micaela Ramazzotti e il suo compagno Claudio Pallitto, Paolo Virzì ha chiesto ai carabinieri l’attivazione del «codice rosso», quella procedura accelerata di tutela delle potenziali vittime da stalking e violenze famigliari. Una mossa molto decisa, di cui da conto il Corriere della Sera, che fa il paio con il silenzio pubblico deciso dal regista sulla vicenda. A giustificare tale richiesta è in partorire il referto del pronto soccorso che certifica i graffi e le lesioni rimediate dopo la rissa di pochi giorni fa in piazza Albania, a Roma. Lì Virzì mentre passeggiava con la figlia 35enne (avuta da un altro matrimonio) aveva incrociato per pure caso la sua ex con il nuovo compagno e il figlio 14enne. Sarebbe stata una battuta indirizzata dal regista al ragazzino a scatenare il putiferio, tanto da rendere indifferibile l’intervento dei carabinieri. Anche Ramazzotti tuttavia lamenta di aver riportato lividi e lesioni, e ieri ha attaccato duramente l’ex marito: «Non resto sorpresa dall’affannoso tentativo di Paolo di voler preservare solo la propria immagine pubblica. D’altra parte, ha sempre tenuto più a quella che alla serenità della propria famiglia e dei propri affetti o presunti tali». Dopo la lite, insomma, il clima è quello della guerra giudiziaria. Almeno per ora. Sempre che i legali dei due ex coniugi – Grazia Volo per Virzì, Annamaria Bernardini De Pace con David Leggi per Ramazzotti – non trovino il bandolo della matassa e riportino la pace, o almeno la tregua, nell’ex coppia del cinema italiano.
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