Strage di Mestre, perché l’autista ha perso il controllo: cosa dice la perizia della procura su sterzo e guard rail. Smentito il malore
Un malfunzionamento dello sterzo e le condizioni del guard rail sarebbero all’origine dell’incidente a Mestre, dove il 3 ottobre 2023 un autobus guidato da Alberto Rizzotto precipitò dal cavalcavia. In quella tragedia morirono 22 persone, compreso l’autista, e rimasero ferite 15 persone, tra cui alcuni soccorritori. I dettagli tecnici che potrebbero in parte spiegare le cause dell’incidente sono emersi dalle perizie disposte dalla procura di Venezia. Il procuratore Bruno Cherchi ha annunciato la chiusura della fase peritale. Ora gli atti sono stati trasmessi alle parti e ai loro consulenti per le relative deduzioni tecniche.
Lo sterzo e il guard rail
Secondo i periti della procura, la rottura di un perno destro ammalorato e quindi del giunto che collega allo sterzo hanno portato l’autobus a sbandare, senza che l’autista potesse recuperare il controllo in tempi rapidi. Ad aggravare lo scenario, secondo i periti, sarebbero state le condizioni del guard rail. La barriera era ormai vecchia e talmente consumata, che non è stata in grado di contenere la forza dell’urto con l’autobus, caduto per trenta metri dal cavalcavia. Quel che resta ancora da stabilire, ha spiegato il procuratore Cherchi è «il nesso di casualità tra la rottura dello sterzo e lo stato delle barriere».
Gli indagati
Nell’indagine al momento sono quattro gli indagati. Tre sono funzionari del Comune di Venezia. Il quarto è l’amministratore delegato di «La Linea», l’azienda di autotrasporto per cui lavorava Rizzotto.
Gli ultimi secondi a bordo del’autobus
La perizia della procura ha poi chiarito che da parte dell’autista dell’autobus non c’è stato alcun comportamento scorretto durante la guida. Lo indicano le analisi svolte dai periti sugli strumenti elettronici, che erano in dotazione al mezzo. E poi dalla verifica delle immagini registrate proprio a bordo. Esiste quindi un video degli ultimi istanti dell’autobus, prima che precipitasse. Immagini che la procura ha trasmesso alla parti, con la preghiera di non diffonderle perché «prive di interesse per il pubblico». Negli istanti in cui avveniva l’incidente, sul cellulare di Rizzotto sono arrivati messaggi e email. Ma la perizia ha escluso che l’autista avesse guardato il suo smartphone al momento dell’incidente.
L’autopsia sull’autista
L’autopsia e gli esami forensi svolti sul cuore di Rizzotto hanno poi escluso che il 40enne sia stato vittima di un malore, prima dello schianto. I medici legali hanno stabilito che l’autista è morto per i gravi traumi subiti alla testa subito dopo la caduta.
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