Il prof d’arte che molestava le alunne: «Ha messo una matita tra le natiche di una ragazza»

Il processo d’appello al tribunale di Torino. In primo grado 400 euro di multa

Un docente di pittura di un istituto tecnico di Torino è nei guai per molestie sessuali. In primo grado è stato assolto dall’accusa di aver commesso cinque violenze nei confronti di studentesse. Il reato è stato riqualificato in molestie ed è stato condannato a pagare 400 euro di multa. Ora si è aperto l’appello, dove saranno ascoltate le ragazze che lo hanno denunciato. Le prime tre, racconta l’edizione torinese di Repubblica, sono state sentite ieri. E hanno raccontato che il professore, passando dietro al banco di un’allieva in quel momento chinata, le avrebbe inserito tra le natiche una matita e un fazzoletto. E quando lei è arrossita le ha chiesto se diventasse rossa anche durante gli atti intimi. A un’altra avrebbe detto: «Perché sei lesbica? Sei sprecata». Poi le ha passato un pennello sul viso e sulla guancia.


I fatti

I fatti risalgono al 2020-2021: nel capo d’accusa la pm Delia Boschetto aveva inserito come violenza sessuale anche il fatto di «essere passato dietro al banco di un’allieva e di averle toccato i capelli, giocando con la sua coda di cavallo». A un’altra ragazza che indossava una maglia a rete, tre mesi dopo, avrebbe detto che quell’abbigliamento «gli provocava istinti sessuali». Poi le frasi sconce e le chat e i video a sfondo sessuale anche nella chat di classe. Oltre agli sguardi che indugiavano sui seni con frasi tipo «che bel paesaggio» o «che belle colline».


Una sarebbe stata vittima di un imbarazzante paragone tra le «sue mammelle» e quelle di un cane. La sentenza di primo grado spiega che non si tratterebbe di violenza sessuale perché non ci sarebbero state «modalità costrittive»: «Non è sufficiente compiere attività con connotazione sessuale ma è richiesto che queste siano commesse con specifiche modalità in grado di annientare le resistenze di chi le subisce, o di indurre al rapporto con abuso o inganno». Ora la parola passa ai giudici dell’Appello.

Leggi anche: