Luigi Giacomo Passeri in carcere in Egitto da 10 mesi, l’arresto in vacanza per droga. Le lettere alla famiglia: «Qui un incubo»

Secondo i suoi famigliari, il giovane pescarese sta mostrando segni di cedimento psicologico: temono atti di autolesionismo

Luigi Giacomo Passeri ha 31 anni. Quasi un anno fa, mentre era in viaggio al Cairo, in Egitto, è stato arrestato perché trovato in possesso di un po’ di marijuana secondo la ricostruzione dei famigliari. Si sarebbe trattato di una quantità limitata all’uso personale, come racconta il fratello, Andrea Passeri. Al Messaggero si dice preoccupato per le sorti di Luigi: «Non vorrei che si trattasse di un altro caso Giulio Regeni. Temo per la vita di mio fratello, Luigi, maltrattato in carcere dalla polizia egiziana da un anno». La famiglia del ragazzo non riesce più ad avere contatti diretti con lui dal 28 agosto 2023. Il giorno dopo Luigi sarebbe dovuto rientrare a Londra, dove lavora nel mondo degli spettacoli e vive con la sorella Anna Maria. Gli altri tre fratelli, insieme alla madre, vivono in Abruzzo.


Hanno provato a ingaggiare un avvocato egiziano, che ha già chiesto 30 mila dollari di parcella. Di fronte a tale compenso, tuttavia, non è mai andato a trovare in cella l’assistito e sarebbe stato in grado di inviare solo pochi documenti e verbali scritti in arabo. Dai quali, tuttavia, emergono accuse della polizia decisamente più esagerate rispetto alla versione raccontata da Luigi. L’Ambasciata italiana in Egitto, al momento, è riuscita a fare solo una visita in carcere, tramite un responsabile dell’unità di crisi, in quasi un anno di detenzione al Badr 2, il carcere del Cairo. Dalle scarse lettere che il 31 è riuscito a mandare ai famigliari, intanto, si evince un peggioramento delle condizioni psicologiche di Luigi: il timore, dicono, è che il loro parente possa commettere atti di autolesionismo.


Il fratello Andrea afferma: «Noi tutti siamo sorpresi di quello che sta succedendo, ci è caduto il mondo addosso perché quello che ci raccontano i verbali è un mondo che non ci appartiene». Gli scritti di Luigi documentano uno stato di oppressione fisica e psicologica. In una lettera delle poche lettere che gli è stato possibile inviare, il ragazzo implora i famigliari: «Voglio tornare in Europa anche da prigioniero. Non ci riesco più a stare qua come un topo di fogna. Madonna che incubo che sto vivendo fratello mio, voglio tornare in Europa! Aiutatemi in ogni modo possibile». E ancora: «Ho una paura, ho alti e bassi mentre ti scrivo la lettera! Sto fregato in testa, sto negativo. È che qua non ci si può fidare di nessuno, poliziotti, ecc…». La famiglia, aggiunge il Messagero, si dice disarmata dalla «poca attenzione al caso prestata dalle autorità italiane, che non ancora forniscono rassicurazioni sul destino del loro congiunto. Tantomeno risultano migliorate le sue condizioni nella detenzione nel carcere egiziano».

Foto di copertina: Pixabay | shady shaker

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