Monsignor Viganò, scontro totale col Vaticano dopo l’accusa di scisma: «Un processo farsa, non ci andrò: gli eretici sono loro»
Il Vaticano ha scagliato contro l’ex nunzio apostolico negli Usa, monsignor Carlo Maria Viganò, la pesantissima accusa di delitto di scisma. Il 28 giugno, gli è stato dato appuntamento al Sant’Uffizio per «prendere nota delle accuse e delle prove» contro di lui. Ma Viganò non si presenterà: non ha intenzione, secondo quanto dichiarato da lui stesso in una nota, di difendersi dagli addebiti. «Preciso di non essermi recato in Vaticano, di non avere intenzione di recarmi al Sant’Uffizio il 28 Giugno e di non aver consegnato alcun memoriale o documento a mia difesa al Dicastero, del quale non riconosco l’autorità, né quella del suo Prefetto, né di chi lo ha nominato», ha dichiarato.
La nota
La nota prosegue alzando i toni: «Non ho alcuna intenzione di sottopormi ad un processo farsa in cui coloro che mi dovrebbero giudicare imparzialmente per difendere l’ortodossia cattolica sono allo stesso tempo coloro che io accuso di eresia, di tradimento e di abuso di potere». Le accuse ricevute, a suo dire, non sono che «un vanto»: «La “chiesa” di Bergoglio non è la Chiesa Cattolica – ha scritto – ma quella “chiesa conciliare” nata dal Concilio Vaticano II e recentemente oggetto di rebranding col nome non meno ereticale di “chiesa sinodale”. Se è da questa “chiesa” che sono dichiarato separato per scisma – ha concluso – me ne faccio un motivo di onore e di vanto».
Gli scontri
Non è la prima volta che Viganò attacca frontalmente Papa Francesco: in passato era arrivato anche a chiederne le dimissioni. Il Pontefice, dal canto suo, nel 2019, aveva parlato proprio dei tanti scismi della Chiesa cattolica: «Io prego che non ce ne siano. Ma non ho paura». Adesso proprio da Bergoglio sarebbe scaturita la convocazione a Viganò dal Dicastero della Dottrina della Fede per un processo extragiudiziale. Nel caso di mancata comparizione o di una difesa scritta presentata entro il 28 giugno l’arcivescovo ‘sarà giudicato in sua assenza’. Solo pochi giorni prima, Viganò aveva dichiarato di considerare «il Concilio Vaticano II un cancro ideologico, teologico, morale e liturgico», e la Chiesa sinodale una «metastasi».
Il rammarico di Parolin
Il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, ha commentato, a margine di un convegno alla Pontificia Università Urbaniana: «Monsignor Viganò ha assunto alcuni atteggiamenti e alcuni gesti di cui deve rispondere. È normale che la Dottrina della Fede abbia preso in mano la situazione e stia svolgendo quelle indagini necessarie per approfondire la situazione stessa. Ha dato a lui la possibilità di difendersi». Parolin ha aggiunto poi una considerazione a livello personale: «Mi dispiace tantissimo proprio perché io l’ho sempre apprezzato come un grande lavoratore, molto fedele alla Santa Sede. In un certo senso era di esempio. Anche quando è stato Nunzio apostolico ha lavorato estremamente bene. Cosa sia successo non lo so».
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