Perché Paolo Virzì ha chiesto il codice rosso nei confronti di Micaela Ramazzotti e Claudio Pallitto

Il regista potrebbe ottenere il divieto di avvicinamento nei confronti dell’ex moglie. Che potrebbe a sua volta denunciarlo

Il regista Paolo Virzì ha chiesto l’attivazione del codice rosso nei confronti di Micaela Ramazzotti e Claudio Pallitto. I tre sono stati protagonisti di una lite in pubblico nel ristorante L’Insalata Ricca in piazza Albania a Roma. I due ex coniugi si sono denunciati a vicenda per i reati di violenza privata e lesioni. Il regista, difeso dall’avvocata Grazia Volo, ha detto che Ramazzotti per lui è stata «una donna importantissima». Lei ha risposto accusandolo di ipocrisia: «Tiene più alla sua immagine pubblica che alla sua famiglia». Ma cos’è il codice rosso e perché il regista ne ha chiesto l’attivazione? E cosa succederà dopo la trasmissione dell’informativa sui fatti da parte dei carabinieri alla procura di Roma?


Il codice rosso

Il codice rosso è una procedura d’urgenza che si attiva insieme a una denuncia per reati come maltrattamenti, stalking, violenza sessuale, revenge porn. La norma è stata introdotta nel 2019. Con la sua attivazione la polizia giudiziaria riferisce immediatamente della notizia di un reato al pubblico ministero. Che può a sua volta decidere un provvedimento restrittivo della libertà della persona segnalata. Il limite è di tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato. La parte lesa avanza quindi soltanto la richiesta, poi un giudice deve decidere. In questo caso, anche se pare difficile che venga accolta, il tutto potrebbe al massimo risolversi in un divieto di avvicinamento nei confronti dei protagonisti della lite, ovvero Ramazzotti e Pallitto. Ma anche Ramazzotti potrebbe chiedere l’attivazione della stessa procedura nei confronti di Virzì, più o meno con le stesse motivazioni.


Il regista e la figlia

Il regista era al ristorante con il figlio avuta da Ramazzotti e una figlia nato da una relazione precedente. Ramazzotti, Pallitto e un’ ‘altra figlia della coppia erano seduti al tavolo. Intorno alle 22 la lite. «Si sono avvicinati a noi e la figlia ha rivolto qualche battuta nei miei confronti. Ho chiesto a mio figlio di avvicinarsi a me, ma la sorella e il padre glielo impedivano», ha detto ai carabinieri l’attrice. Una provocazione, secondo la versione dell’attrice, avrebbe innescato lo scontro verbale e poi quello fisico. L’avvocata Ilenia Guerrieri, vice presidente dell’associazione “Donne al centro” e referente commissione reati in ambito familiare della Camera Penale di Roma, spiega oggi al Messaggero che il codice rosso è una procedura d’urgenza.

L’avvocata

«Si attiva non appena la persona sporge denuncia, in questo caso il regista Virzì, per uno dei reati che rientrano nel codice rosso. Cioè: stalking, maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale, revenge porn e sfregio tramite l’acido. Reati che consentono la richiesta dell’applicazione della misura dell’allontamento oppure, come per il regista, la richiesta di applicazione del divieto di avvicinamento alla persona offesa e del divieto contatto», spiega Guerrieri. E conclude: «Ovviamente il codice rosso si applica indistintamente dal genere. L’obiettivo è quello di tutelare le vittime dei reati del codice rosso dando una precedenza».

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