«Vi spiego perché ho denunciato mio figlio per violenza sessuale su una 18enne»
«Sono una donna, una madre, ho una figlia e una nipote. Amo mio figlio ma è giusto che paghi se ha sbagliato. Anche se sono distrutta». Così la mamma di Jair Stiven Sinisterra Colorado spiega perché ha denunciato il figlio, 29enne colombiano, per aver violentato e rapinato una 18enne a Pordenone sull’argine del Noncello nella notte tra l’8 e il 9 giugno scorsi. La donna ha raccontato ai carabinieri che il figlio ha cercato di nascondere gli abiti che indossava. Erano macchiati di fucsia, a causa dello spray antiaggressione usato dalla ragazza per cercare di difendersi. Lui stava programmando di fuggire in Spagna. «Anche se si beve o ci si droga, certi reati non si commettono. Per questo l’ho denunciato: se mio figlio ha sbagliato, pagherà con il carcere. Ma questo non vuol dire che io non lo ami. Ero e continuo a sentirmi distrutta», dice oggi lei a Repubblica.
«Se ha sbagliato pagherà»
Il giovane è difeso dagli avvocati Laura Diana e Alessandro Magaraci. La sua immagine è finita nelle telecamere pubbliche e private di zona. «C’erano troppe cose che non quadravano. Quando quella notte è rientrato a casa, verso le due, era fuori di sé. E poi i vestiti: si è tolto maglietta e bermuda e li ha messi a lavare. Non aveva mai fatto una cosa simile. Quando ho visto che l’acqua si era tinta di fucsia, beh, mi sono convinta che davvero mi nascondeva qualcosa. E così, ho iniziato a pressarlo di domande», spiega la donna. Jair Stiven Sinisterra Colorado con lei «ha sempre negato. Nel frattempo, i giornali avevano cominciato a parlare del caso e del fatto che la vittima si fosse difesa con lo spray urticante (che rilascia appunto una colorazione fucsia, ndr). Allora, gli ho chiesto se fosse stato lui a violentarla. L’ho pregato di dirmi la verità e, se davvero c’entrava, di consegnarsi. Gli giurai che se mai l’avessi poi scoperto io, ben sapendo che mi avrebbe odiata, non avrei esitato a denunciarlo».
Cuore di madre
La donna dice che il suo cuore di madre le diceva che era stato lui: «Ma pregavo che non fosse così. Non ci dormivo la notte: è stata una settimana molto angosciosa. Poi, recarmi dai carabinieri è stato dolorosissimo. Perché amo mio figlio. E anche adesso, ogni tanto mi tornano flash, lo vedo davanti a me e piango. Ma so di poter camminare a testa alta». E in ogni caso lo difende: «Sospetto che qualcuno gli abbia dato qualcosa da bere facendogli perdere la testa. E, mi creda, andrò fino in fondo per capire se sia andata così. Dovrà pagare anche chi ha ridotto in quelle condizioni mio figlio». Ma parla anche della vittima: «Mi si spezza il cuore se penso che si porterà dentro questo trauma per tutta la vita. Immagino che la incontrerò al processo: la guarderò negli occhi e le chiederò perdono per mio figlio, Ma se posso fare qualcosa per lei fin d’ora, sappia che sono qua».