«Avevo avvisato Satnam»: così le parole di Renzo Lovato al Tg1 possono metterlo nei guai. «Il cibo a basso costo ha un prezzo: i morti nei campi»
«Lo avevo avvisato di non avvicinarsi al mezzo, ma ha fatto di testa sua». Le parole di Renzo Lovato su Satnam Singh detto Navi dette al Tg1 potrebbero allargare l’inchiesta sulla morte del bracciante nell’azienda agricola Lovato di via del Passo a Borgo Santa Maria in provincia di Latina. Perché, spiega Il Fatto Quotidiano, ora gli investigatori vogliono capire se il figlio Antonello Lovato, indagato per omicidio colposo, omissione di soccorso e violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, abbia agito o meno da solo. E se abbia preso da solo la decisione di portare Navi a casa sua invece che all’ospedale insieme al braccio staccato in una cassetta della frutta. Oppure se invece sia stato indotto a farlo dalle pressioni di chi era con lui. Lovato senior in ogni caso non risulta indagato.
L’indagine
E poi c’è un teste che accusa direttamente il figlio. E che sostiene che dopo il viaggio Antonello si sia fatto una doccia, abbia lavato il pullmino e abbia chiamato due avvocati. La famiglia Lovato è arrivata dal Veneto negli anni Trenta, ovvero durante la ripopolazione dell’Agro Pontino del Fascismo. Dalle visure camerali, spiega ancora Il Fatto, risulta che in zona ci sono quattro aziende agricole. Ovvero quella di Antonello Lovato, quella di Renzo Lovato e quelle di altri due componenti della famiglia, Daniele e Stefano, estranei all’inchiesta. Per la distribuzione tutti fanno riferimento alla cooperativa Agrilovato, che vede Renzo presidente del Consiglio di Amministrazione e Antonello come consigliere. L’idea degli investigatori è che la rete di contatti consenta ai Lovato di scambiarsi la forza lavoro e di gestire le proprietà come un unico soggetto.
La coop Agrilovato
La cooperativa Agrilovato ha avuto un fatturato di 1,1 milioni di euro nel 2023, in discesa rispetto al 2022 quando era arrivato a quasi due milioni. In compenso l’abbattimento del costo del lavoro (da 223 mila a 150 mila euro) ha consentito di ottenere utili per 62 mila euro alla fine dell’esercizio. «I prodotti dei Lovato non sono mai finiti nei supermercati. Il loro circuito è quello dei mercati generali e dei mercatini minori». Gli investigatori lavorano anche sulla sistemazione di Navi e della moglie Sony in un bugigattolo di lamiera di pochi metri quadri nel giardino di un villino di Borgo Bainsizza. Lei è stata affidata ai servizi sociali e le è stato fornito un permesso di soggiorno speciale. Per il suo ruolo di testimone nell’inchiesta. Mentre secondo i primi risultati dell’autopsia Navi se soccorso in tempo si sarebbe potuto salvare.
I prezzi e i morti
Nel frattempo Fabio Ciconte, co-fondatore dell’associazione Terra! e portavoce della campagna Filiera Sporca spiega che c’è una correlazione tra i prezzi dei prodotti agricoli e i morti sul lavoro nei campi. «C’è un problema enorme di redistribuzione di catena del valore lungo la filiera. Fatto 100 il costo di un prodotto, a chi produce e raccoglie va solo la parte residuale. Siamo abituati a comprare prodotti a basso costo in offerta ma a un certo punto qualcuno questo costo lo paga». E ancora: «I fenomeni di sfruttamento riguardano quei prodotti che hanno bisogno di essere raccolti in grande quantità e pochissimo tempo, le campagne stagionali di frutta e ortaggi. Per esempio il melone nel mantovano, lì il rischio è maggiore. Con Terra! in questi anni abbiamo fatto inchieste in vari territori e tutte le volte abbiamo trovato situazioni di sfruttamento».
Il paradosso
Secondo Ciconte «il paradosso è che il cibo costa troppo e troppo poco. Troppo per chi non ha reddito sufficiente per cibo etico e sostenibile, troppo poco per remunerare adeguatamente le parti della filiera. Bisogna remunerare adeguatamente l’agricoltura e far sì che ci si possa permettere questi prodotti, quindi intervenire sui salari».
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