Beppe Grillo all’attacco sulla crisi del M5s: «Basta pifferai: c’è chi tiene famiglia, chi ha vinto la lotteria delle elezioni»
Se la prende con gli «Altri» Beppe Grillo, che dal suo blog sembra tornare all’attacco di Giuseppe Conte e dei vertici del Movimento, dopo il flop elettorale alle Europee e le pressioni tornate forti per abolire il vincolo dei due mandati per gli eletti. Non fa nomi il fondatore del M5s, ma cita l’intervista fatta a se stesso in cui di fatto respingeva tutte le modifiche in discussione all’interno del Movimento. Cambiamenti che secondo l’Elevato rischiano di trasformare i militanti grillini in politici uguali agli altri. «Il mio pensiero è diventato circolare e si è avviluppato – scrive Grillo – Sicché mi sono intervistato, e ho aspettato… Per ricevere negli Altri gli odiosissimi e cattivissimi me che avevo già visto mille altre volte. Ma chi sono gli Altri? – si chiede Grillo – Persone come me. Dunque anche loro sono odiosissimi e cattivissimi? Eh no, questa volta non ci casco: voglio pensare che siano persone ferite, fragili, tormentate e bisognose».
Dopo il faccia a faccia a Roma proprio con Conte e altri dirigenti del Movimento, Grillo attacca in una sorta di compendio delle voci raccolte: «C’è l’Altro che tiene famiglia e non può accettare che ciò che gli è stato ingiustamente dato gli sia giustamente tolto. C’è l’Altro che ha vinto la lotteria delle elezioni e non vuole cedere il passo. C’è l’Altro che dice tutto e il contrario di tutto per non scontentare nessuno, finendo per scontentare tutti. C’è l’Altro buono solo a criticare gli Altri. E così via».
Grillo quindi dice di non volersela prendere e si lancia in una specie di «porgi l’altra guancia» quando scrive: «Non c’è nulla di male, sia chiaro, perché siamo tutti così. Per questo dobbiamo amare gli Altri come amiamo noi stessi. D’altronde siamo gli animali più egocentrici del pianeta. Non è colpa nostra». E infine arriva l’indicazione del fondatore del M5s su come dovrebbe guardare il futuro il suo Movimento. Un futuro però che non sembra così vicino: «Senonché è proprio dalla coscienza di ciò che sono gli Altri, e dunque ciò che siamo noi, che dovremmo fondare le nostre regole. Siamo i pazzi che ci hanno provato per davvero, al punto da invocare la nostra fine una volta finito il lavoro. Forse arriverà un giorno in cui le istituzioni non saranno infestate dagli Altri, in cui non ci affideremo più a pifferai e decideremo autonomamente il nostro destino, in cui penseremo al futuro dei giovani e non dei vecchi. Forse, ma non è oggi questo giorno».
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