Bollette, perché conviene il meccanismo a tutele graduali: risparmi fino a 110 euro all’anno
Il tempo sta per scadere: manca solo una settimana prima che il mercato tutelato dell’elettricità rimanga un semplice ricordo. Il 1 luglio è lo spartiacque: entro quella data, chi non ha scelto un fornitore del mercato libero passerà dal servizio di maggior tutela al meccanismo a tutele graduali. Ovvero il servizio predisposto da ARERA per accompagnare il passaggio al mercato libero, che durerà fino al 31 marzo 2027. Le tutele graduali, scrive il Fatto Quotidiano, convengono: permetteranno di pagare ancora meno rispetto ad oggi, dal momento che gli operatori si sono aggiudicati i clienti con aste al ribasso. Il risparmio può arrivare a 110 euro all’anno. Per questo, gli ultimi giorni di giugno non sono solo utili a scegliere un fornitore del mercato. Ma anche l’ultima occasione di rientrare nel tutelato.
Il risparmio
Le basse tariffe che i fornitori hanno pensato per il meccanismo a tutele graduali sono dovute a una comprensibile speranza: quella che, allo scadere del triennio, rimangano con loro nel mercato libero. Secondo il presidente di Consumerismo, Luigi Gabriele, «ancora non è chiaro che nel servizio tutele graduali ci saranno tariffe più convenienti e condizioni contrattuali certe». E in questo senso, non ha aiutato «la tardiva e inefficace campagna di comunicazione costata un milione di euro». Alla somma sopracitata di 110 euro si arriva sommando lo sconto derivante dal prezzo emerso dalle aste (in media pari a 70 euro all’anno) con il taglio di una componente della tutela, pari a 40 euro.
La scadenza
Il passaggio, per chi appartiene al mercato tutelato entro il prossimo 30 giugno, sarà automatico. I clienti passeranno a uno dei sette operatori vincitori delle aste, che si sono divisi le utenze in 26 aree totali del Paese. Per i clienti vulnerabili (circa 5 milioni di italiani), continuerà invece a valere il meccanismo di maggior tutela. Il leghista Alberto Gusmeroli, attraverso una risoluzione, ha chiesto una proroga. Per permettere ai clienti del libero di aderire al servizio tutele graduali fino al 31 marzo 2027. Domani in commissione Attività produttive alla Camera ci sarà la discussione, mercoledì si voterà.
Il mercato libero
Il problema, a questo punto, è cosa succederà dopo questi tre anni di tutele graduali. Spoiler: le cose peggioreranno più o meno per tutti. E questo perché, spiega ancora il Fatto Quotidiano, nel mercato liero i prezzi sono sempre stati superiori a quelli del tutelato. Dal 2012 al 2020 (dati Arera) il risparmio medio per i clienti è variato da 0,8 a 4,39 centesimi per kilowattora (il 16% del prezzo totale). Nel 2022 il trend si è brevemente invertito a causa della guerra, ma nella seconda metà del 2023 gli equilibri si erano già ripristinati (con un prezzo medio nel mercato tutelato di 28 centesimi il kilowattora contro i 39 del mercato libero).
Chi ci guadagna
Nel frattempo, le casse dei colossi energetici si rimpinguano. Prendiamo Enel: nel 2023, in Italia, ha ottenuto profitti lordi per 4 miliardi di euro nel segmento “clienti domestici di energia”. Un balzo in avanti, rispetto all’anno precedente, pari al 650%. E la multinazionale non è l’unica. A2a (la municipalizzata di Brescia e Milano) nel primo trimestre 2024 ha visto salire i profitti del 181%. Acea (Roma) ha fatto registrare un + 23% nel trimestre e un +30% nel 2023; Eni (Plenitude) +49 e +83%; Hera + 237% e + 5,2% nel trimestre; Iren +158% nel 2023 e +600% nel primo trimestre 2024.
Gli svantaggi
Nel suo monitoraggio semestrale, Arera (l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) ha rilevato che nel 2023 quasi il 20% dei clienti domestici di energia ha cambiato fornitore. Nel 90% dei casi, però, si sono ritrovati a pagare di più. Cifre che proprio i tecnici dell’Arera non riescono a giustificare: sembra che gli utenti facciano scelte così irrazionali perché il loro approccio al mercato libero è «caratterizzato da elementi di non semplice lettura, eventualmente indagabili attraverso una survey diretta ai clienti interessati». Non si prende in considerazione il fatto che la maggior parte delle persone fatica a districarsi tra le varie condizioni d’offerta. Addirittura, ammette Arera, «il 18,5% dei clienti domestici intervistati e il 23,3 dei clienti non domestici non sa che è possibile scegliere liberamente il fornitore di energia elettrica».
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