«Ho perso un occhio in una serra a Latina. Il padrone non mi ha soccorso perché era a pranzo»
L’incidente risale al 7 settembre 2023. Parambir Singh, 33 anni, laureato in Medicina, moglie e due figli nel Punjab, stava lavorando nelle campagne di Latina con il padrone Maurizio Di Pinto. Un fermo tenda gli entra nell’occhio. «Stavamo cambiando la plastica della serra. Lui diceva di fare veloce, più veloce. Una bestemmia e un urlo, una bestemmia e un ordine. Lui dice che non crede in Dio, che si è fatto tutto da solo, senza aiuto di nessuno», racconta a Repubblica. Oggi porta una lente dell’occhiale appannata: «Gli occhiali me li hanno regalati al reparto oculistica dell’ospedale di Terracina». Il fermo tenda «ha perforato la cornea e ora vedo doppio. Lei, per me, sono due persone». La cartella clinica conferma: “Diplopia crociata costante”.
Diplopia crociata costante
Non appena la plique è entrata nell’occhio destro ha sentito «hn dolore atroce. Mio padre era vicino a me, ha capito subito la gravità. Ha chiesto di chiamare l’ambulanza». Ma il signor Di Pinto «ha detto di no, che bastava andare in casa a medicarsi. L’abbiamo fatto, ma si capiva che la ferita era grave. Abbiamo chiesto se ci accompagnava in auto all’ospedale di Fondi, pochi chilometri». E lui «alla dodicesima telefonata ha risposto e ha detto che non poteva, stava pranzando». A quel punto lui e suo padre sono andati a piedi alla fermata del pullman. «Il mio occhio aveva smesso di sanguinare. Abbiamo impiegato due ore ad arrivare al pronto soccorso, ma a Fondi mi hanno detto che non potevano operarmi, serviva un ospedale più attrezzato. Siamo usciti e di nuovo in pullman, verso Terracina. Abbiamo perso sette ore, avremmo potuto salvare l’occhio. All’ospedale di Terracina mi hanno dato sette punti interni».
La denuncia
Ora, spiega, ha perso la vista dall’occhio destro e anche il sinistro sta peggiorando. «In dieci mesi sono stato venti volte in ambulatorio, ma le possibilità di recuperare sono minime. A giorni farò un nuovo intervento», dice. Ha presentato denuncia «ai carabinieri di Fondi, ho faticato a farla accettare. Lesioni colpose, la procura ha aperto il fascicolo solo un mese fa». Come testimoni ha portato «mio padre e un bracciante irregolare. Il padrone l’ha appena assunto, non so se testimonierà più per me». Pinto non è mai andato a trovarlo: «Per lui non siamo umani, solo animali. Era così anche sul lavoro: bestemmie e ordini, “alzatevi”. Qui si inizia alle tre di mattina e si lavora fino a mezzogiorno. Dopo l’incidente ci ha minacciato: “Se andate dai carabinieri vi faccio cacciare dall’Italia”. No, io non sono un animale».
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