Paolo Sorrentino si sente un brutto anatroccolo: «E mi trovo più a mio agio quando perdo»

Il regista: anche quando fingo di parlare con mia moglie di fatto sto altrove

Il regista Paolo Sorrentino si sente un brutto anatroccolo. Il suo nuovo film, Parthenope, arriverà nelle nostre sale il 24 ottobre, con anteprime a mezzanotte dal 19 settembre: «Per ragazzi e insonni come me». Dice che l’opera è «l’autobiografia ideale della mia vita, con una meravigliosa donna che passa di esperienza in esperienza. Io invece ero il brutto anatroccolo». Mentre sul talento dice: «Non credo lo si possieda in maniera innata: falsi miti. Io lavoro tutto il tempo». Sorrentino parla oggi in un’intervista al Fatto Quotidiano: «Anche quando faccio finta di conversare con mia moglie: di fatto sto altrove, a costruirmi una realtà parallela. Libri? Oggi pochi, tre al mese. Film anche meno, non per snobberia. Preferisco non vedere quelli degli altri, perché se ne vedo uno bello mi deprimo, se ne vedo uno brutto è peggio, ché mi esalto e penso che sto facendo un capolavoro».


Il cinema che gli piace

Il cinema che ama è quello americano degli Anni Novanta: «Tarantino, i fratelli Coen, Jarmusch, Spike Lee, Scorsese. E David Lynch». Ha cambiato le sue abitudini di vita con l’età: «Nel decennio tra 40 e 50 ero molto agitato rispetto al passare del tempo, ci ho fatto anche un film, Youth. Con gli anni si riducono le aspettative, e anche la necessità di provare certe emozioni perché sono state già vissute: andare a una cena, a una festa era una ragione essenziale, ora mi vien da pensare “tanto so già che succede” e rimango a casa». Su Fellini dice: «8 e ½ è il film della mia vita, ma a me basta fare il successivo: L’uomo in più erano due film, pensai meglio farne 2×1 come al supermercato, non dovessi riuscire più…».


Le rivalità

Sostiene di non sentirsi migliore dei suoi colleghi: «Inventarsi delle rivalità è un gioco che piace molto, lo capisco, ma non l’ho mai vissuto. Anche perché non sono competitivo, non sono sportivo, non faccio sport, e tutto sommato mi trovo più a mio agio a perdere». Infine, spiega perché ha scritto “Hanno tutti ragione”: «La mia tendenza al buon senso, faccio sempre molta fatica con gli estremismi, le posizioni nette che non retrocedono, la ragione la si può trovare nel mezzo. Fondamentalmente sono di centro. Anche politico? Forse sì, con gli anni».

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