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Thomas Luciani ucciso a Pescara da due 16enni, dopo l’arresto «nessun pentimento»: 25 coltellate per un debito di 250 euro

24 Giugno 2024 - 16:00 Redazione
I due indagati sono figli rispettivamente di un comandante dei carabinieri e un noto avvocato pescarese. In settimana ci sarà l'udienza di convalida del fermo

Non avrebbero mostrato alcun segno di pentimento i due minorenni che sono stati fermati per l’omicidio di Thomas Luciani, il 17enne trovato senza vita nella serata di ieri, domenica 23 giugno, tra le sterpaglie all’interno del Parco Robert Baden-Powell di Pescara. Durante il primo interrogatorio, i due ragazzi non avrebbero mostrato segni di empatia emotiva, forse perché ancora sotto shock o forse per effettiva assenza di pentimento. Uno dei due ragazzi fermati è il figlio di un comandante dei carabinieri della stazione locale, l’altro è figlio di un noto avvocato pescarese. Fonti vicine al tribunale parlano di «liceali figli di buona famiglia», «inseriti socialmente» e «di un anno più piccoli» rispetto alla vittima. Le indagini sono coordinate da David Macini, capo della Procura per i minorenni dell’Aquila, e dal sostituto Angela D’Egidio. I due indagati sono in stato di fermo in un centro di prima accoglienza. Entro quattro giorni ci sarà l’udienza di convalida.

La prima ricostruzione

Sul corpo del 17enne ucciso sono state trovate ferite da arma da taglio. Dopo l’omicidio, secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, i due ragazzi sarebbero andati a fare il bagno al mare. Ed è lì che si sarebbero disfati del coltello usato contro la vittima. I sommozzatori dei Vigili del fuoco sono impegnati nella ricerca della possibile arma del delitto: un coltello da sub. Sul posto sono arrivati il capo della procura di Pescara Giuseppe Bellelli e il sostituto Gennaro Varone, oltre al medico legale Cristian D’Ovidio. Addosso alla vittima non sono stati trovati documenti.

La telefonata

Secondo le prime informazioni, la vittima sarebbe un minorenne italiano, affidato alla nonna e figlio di genitori di origine albanese che non vivono in Italia. L’accoltellamento sarebbe avvenuto durante una lite, ma non sono ancora chiari i motivi. Una prima ipotesi, secondo Repubblica, è che l’aggressione sia scaturita per un debito di poche centinaia di euro, ma non è ancora chiaro se il denaro fosse legato a questioni di spaccio di droga. Gli operatori del 118 hanno ricevuto una chiamata alle 21 di domenica. Hanno trovato il ragazzo riverso a terra a faccia in giù tra le sterpaglie. «Quando torniamo a casa qui si sente solo odore di fumo», dice un residente al Messaggero. «Quei ragazzi li vediamo qui tutti i giorni, si radunano nel pomeriggio. Passano dal retro della recinzione, dove è strappata in più punti. Il viavai di clienti è continuo».

L’agguato e l’allarme di un ragazzo «pentito»

La vittima sarebbe stata accerchiata nel tardo pomeriggio di domenica 23 giugno da un gruppo di sette o otto persone. I due indagati sarebbero entrati in azione per colpire il 17enne con circa 25 coltellate. I colpi sarebbero andati avanti anche quando ormai il ragazzo era esanime a terra. La lite sarebbe scoppiata per un debito di non oltre 250 euro per questioni di droga. A segnalare la vicenda alle forze dell’ordine sarebbe stato uno dei ragazzi che faceva parte del gruppo assieme ai due indagati. Quando ha capito la gravità di quel che era accaduto, ha dato indicazioni per ritrovare il corpo del 17enne e i due presunti responsabili. A dare ulteriori indicazioni alla Squadra mobile di Pescara sono state anche le immagini della videosorveglianza presenti nel parco e nello stabilimento balneare, dove i ragazzi sono andati a fare un bagno e hanno tentato di nascondere l’arma del delitto.

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