Renzo Lovato: i soldi dell’Ue e i finti licenziamenti del capo di Satnam Singh indagato per caporalato
Renzo Lovato, proprietario dell’azienda agricola in cui lavorava Satnam Singh, è indagato dal 2019 per reati di caporalato. Ma questo non gli ha impedito di ricevere fondi dell’Unione Europea per il suo settore. Mentre la truffa all’Inps funzionava così: si assumevano i lavoratori che venivano fatti lavorare per i giorni necessari a maturare il sussidio di disoccupazione. Poi si licenziavano per finta e li si teneva a lavorare alle stesse condizioni. Lovato, che al Tg1 ha detto di aver avvisato Satnam di tenersi lontano dal macchinario che gli ha strappato il braccio, ma che lui «ha fatto di testa sua», rischia anche un coinvolgimento nell’indagine per omicidio colposo nei confronti del figlio Antonello Lovato. E proprio a causa di quelle parole, che sembrano presupporre un ruolo attivo anche nell’organizzazione del lavoro dell’azienda intestata al figlio.
L’indagine per caporalato
L’indagine nei confronti di Renzo Lovato per caporalato è iniziata nel 2019, ma incredibilmente a cinque anni di distanza non è ancora approdata nelle aule del tribunale. Per due anni la procura ha accertato reati, per altri due ha lavorato alla conclusione dell’indagine e da un anno il decreto di conclusione si trova tra i corridoi del tribunale. Perché incredibilmente ci sarebbero difetti di notifica. Secondo le indagini nella cooperativa Agrilovato gli indiani venivano assunti con l’aiuto di un caporale, violando le norme di sicurezza. Oltre alla mancanza di vigilanza e formazione, mancavano anche i bagni per il personale. Gli indiani venivano poi alloggiati in baracche per le quali pagavano affitti da 100-110 euro al mese. L’indagine coinvolge in totale 16 persone.
Giustizia lumaca?
«Gli indagati sono tanti, ci sono stati problemi con le notifiche, ma ci siamo quasi», spiegano dagli uffici giudiziari a Repubblica. Va ricordato che le procure di solito gestiscono invece inchieste con molti più indagati e riescono persino a notificare gli atti in tempi minori di cinque anni. «Nel periodo Covid non è stato semplice operare», aggiungono. Forse dimenticando che la pandemia c’è stata tre anni fa. Intanto i Lovato hanno 131 mila euro di fondi europei negli ultimi otto anni. Pur dichiarando di non avere operai alle proprie dipendenze. Perché la burocrazia non impedisce di avere fondi pubblici se l’azienda è sotto indagine. La coop racchiude tutte le ditte della famiglia Lovato, arrivata qui dal Veneto durante la bonifica dell’Agro Pontino nel periodo del fascismo. Oggi dichiara in totale 4 dipendenti con 5 ettari di terreno da coltivare e un fatturato di 1,166 milioni di euro.
Agrilovato
Gli utili della Agrilovato nell’ultimo esercizio chiuso ammontano a 62 mila euro. I costi del personale sono di 115 mila euro. Le indagini vengono da una quindicina di inchieste condotte tra 2018 e 2023 dal procuratore aggiunto di Latina Carlo Lasperanza. Che ha contestato a una quarantina di imprenditori locali non la truffa ma il caporalato. A Lovato viene contestata la «reiterata corresponsione» di pagamenti a cottimo e la reiterata violazione delle norme sull’orario di lavoro. Senza pause, riposi e straordinari. E ancora: la sottoposizione dei lavoratori a condizioni degradanti. Chi rifiutava le condizioni dopo il finto licenziamento non veniva più assunto di nuovo in nero.
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