Strage di Ustica, l’ex militare francese: «Non abbiamo dato i tracciati radar all’Italia, non era vero che erano spenti»
L’ex addetto militare dell’ambasciata francese a Roma dice che non ha fornito all’Italia i tracciati radar francesi della base aerea di Solenzara in Corsica che riguardano la strage di Ustica. I radar non erano spenti, come aveva detto all’epoca. Era una bugia inventata per cavarsela a causa del silenzio imposto dalla gerarchia militare. L’uomo fa la sua rivelazione in un dialogo registrato da Massimo Giletti e che sarà trasmesso nello speciale “Ustica: una breccia nel muro” in onda su Rai Tre martedì 25 giugno alle 21.20. Il 2 settembre 2023 l’ex premier e presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato ha accusato i francesi di aver abbattuto il Dc9 Itavia con un missile, causando la morte di 81 persone. Accuse che circolavano dal 2008.
Ustica e la Francia
All’epoca la figlia di Bettino Craxi Stefania contestò le affermazioni di Amato parlando di falso storico. Anche altri ex ministri dell’epoca parlarono di un muro di gomma da parte della Francia. E alla fine lo stesso Amato ammise di non avere nuovi elementi di indagine e di aver parlato di un’ipotesi. «Mi fu detto di riferire che la base era chiusa e il radar di Solenzara era in manutenzione», confessa oggi a Giletti l’ex addetto francese. Giuliano Amato, che sostenne che il DC-9 fu distrutto per errore da un missile francese destinato a uccidere il dittatore libico Muammar Gheddafi, in volo nel Mediterraneo quella sera a bordo di un Mig. Il Corriere della Sera oggi ricorda che la base francese di Solenzara la sera del 27 giugno 1980 era aperta e operativa.
L’altro testimone
Lo dimostrò già 10 anni fa la Procura di Roma, che riuscì a rintracciare 14 ex militari dell’Armée de l’Air che erano al lavoro. «Adesso l’Eliseo può lavare l’onta che pesa su Parigi», disse Amato. Nello speciale in onda domani sera è previsto anche il contributo esclusivo di un militare italiano dell’Aeronautica (l’identità non sarà svelata per tutelarlo) che era in servizio quella sera di 44 anni fa «in una base radar segreta» interessata dalla rotta del DC-9 (Bologna-Palermo). E che avrebbe deciso di dire quello che vide alle 20.59 quando l’aereo Itavia precipitò nel tratto di mare compreso tra Ponza e Ustica.
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