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Albert Sabin non aveva ripudiato i vaccini anti-polio

25 Giugno 2024 - 16:33 Juanne Pili
Si rifiutò di brevettare il suo vaccino, considerandolo un dono per tutti i bambini del mondo

Diverse condivisioni Facebook riportano una clip sul tema dei vaccini e su quel che avrebbe detto Albert Sabin sulle vaccinazioni contro la poliomielite. Quest’ultimo, secondo la narrazione proposta, durante una conferenza stampa avrebbe «ripudiato i vaccini». Spieghiamo in questo articolo perché tale affermazione risulta priva di fondamento.

Per chi ha fretta:

  • Le condivisioni in oggetto riportano che Albert Sabin avrebbe ripudiato i vaccini anti-polio.
  • Si parla anche «mito della vaccinazione anti poliomielite sviluppata da Albert Sabin».
  • Sabin ha considerato il suo vaccino un dono ai bambini di tutto il mondo.

Analisi

Ecco come viene riportata la narrazione nelle condivisioni in oggetto su Albert Sabin e il vaccino anti-polio:

il Dr. Franco Giovannini smonta il mito della vaccinazione anti poliomielite sviluppata da Albert Sabin: «L’evidenza scientifica proclamata è secondo il vangelo Big Pharma. Lo stesso Sabin, in una conferenza, aveva ripudiato i vaccini»
Al netto di saltimbanchi di Sistema e gatekeeper vari, di cui vi risparmiamo la visione, i fatti che mette sul piatto il Dr. Giovannini bastano e avanzano per smontare tutta la narrazione dell’ “evidenza scientifica”, sostenuta dalla scienza con la acca finale e dai media di regime.
I vaccini sono morti.
Per sempre.

Albert Sabin, le malattie infettive e i vaccini

Veniamo quindi ad Albert Sabin e al presunto ripudio del suo vaccino anti-polio. È piuttosto noto che lo scienziato al massimo rifiutò di brevettare il suo vaccino. Quando gli chiesero le ragioni in una intervista lui rispose: «molte persone hanno insistito perché brevettassi il vaccino, ma non volevo farlo. È il mio regalo a tutti i bambini del mondo». Non risulta essere un «ripudio».

La storia dei vaccini contro la poliomielite è più complessa di così, non c’è solo quello orale di Sabin, ma anche quello di Jonas Salk. Mariano Martini e Davide Orsini hanno pubblicato nel 2022 sulla rivista scientifica Vaccine un saggio sulla storia della lotta alla poliomielite e su come dopo l’allarme lanciato nel 1988 dall’OMS siamo riusciti oggi a eradicare questa malattia dall’Africa nel 2020:

«La strada è stata tutt’altro che agevole – spiegano Martini e Orsini -, tuttavia, secondo l’OMS, occorre fare un grande sforzo per facilitare l’accesso alla vaccinazione e promuoverne l’implementazione in quei paesi dove la copertura è bassa e l’esitazione vaccinale è elevata perché il rischio di diffusione della poliomielite è ancora rilevante. L’eradicazione del virus in Africa ci offre un’ottima occasione per ricordare i tanti scienziati che hanno contribuito al raggiungimento di questo obiettivo epocale: primo tra tutti Jonas Salk, che sviluppò un vaccino a virus inattivato nel 1952, e, soprattutto, Albert Sabin , che nel 1961 lanciò programmi di immunizzazione di massa con il suo vaccino orale contro la poliomielite».

È meglio il vaccino di Albert Sabin o quello di Jonas Salk? Dipende dal contesto

Trovate anche un nostro articolo precedente riguardo a un rinnovato pericolo di poliomielite in Afghanistan, a seguito del ritorno dei talebani:

«I talebani minacciano tutte le vaccinazioni – riportavamo -, ha dichiarato recentemente il portavoce dell’Organizzazione Tarik Jasarevic, durante un briefing alle Nazioni Unite. Già da diversi anni il Governo afgano aveva registrato problemi nel portare avanti i piani vaccinali nelle zone controllate dai talebani, presenti soprattutto nelle regioni meridionali fin dal 2018. La situazione si è aggravata ulteriormente nell’aprile 2019, […]. Come abbiamo spiegato in precedenti articoli, se una campagna vaccinale anti-polio non raggiunge una certa quota di bambini vaccinati, quelli che non hanno potuto essere immunizzati correranno il rischio di venire colpiti nel lungo periodo anche dal virus attenuato del vaccino. Questo è molto meno pericoloso del virus selvaggio (si contavano 56 casi nel 2020), ma su una quota di tre milioni di bambini rimasti suscettibili, nel 2020 il virus attenuato (vaccino Sabin) ha portato – per colpa dei talebani – a una esplosione di casi, con 300 bambini paralizzati. Nei Paesi dove la poliomielite è ormai eradicata si utilizza il vaccino Salk, basato su un virus inattivato. In un Paese dove la poliomielite è ancora endemica avrebbe un’efficacia troppo bassa. Dove la malattia è eradicata presenta un rapporto rischi-benefici ribaltato rispetto al vaccino di Sabin».

Ricapitolando (ci perdonerete se semplifichiamo troppo): in una regione del mondo in cui la poliomielite è ancora endemica, il vaccino di Salk risulterebbe poco efficace, mentre quello orale di Sabin avrebbe un rapporto rischi/benefici notevolmente migliore. Viceversa, là dove la malattia è stata messa all’angolo il vaccino Salk offre vantaggi maggiori e rischi ridotti. Se invece un cambio di regime restaura vecchie superstizioni No vax, ecco che soprattutto i bambini vengono messi in pericolo sia dal virus naturalmente in circolazione, sia da quello attenuato del vaccino orale (per quanto in misura nettamente minore).

Conclusioni

Abbiamo visto che Albert Sabin non ha ripudiato il vaccino anti-polio e i vaccini in generale, semmai rinunciò a brevettarlo, considerandolo un dono a tutti i bambini del mondo. È vero che a seconda dei contesti al suo vaccino orale a virus attenuato si preferisce quello di Jonas Salk a virus inattivato, per ragioni ben precise che abbiamo riassunto nell’articolo.

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