Femminicidio Cecchettin, la lettera di addio di Turetta mai arrivata ai genitori: «Ho ucciso Giulia, ecco dove ho lasciato il corpo»

È uno degli elementi emersi dalle 161 pagine di trascrizione dell’interrogatorio dello scorso dicembre

Le autorità avrebbero dovuto consegnarla ai genitori una volta che il suo corpo senza vita fosse stato trovato nell’auto, con la quale era scappato dall’Italia dopo aver ucciso e nascosto l’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Ma non è riuscito a togliersi la vita e quella lettera, poche righe scritte su un foglio A4, gli è stata trovata addosso dalle forze dell’ordine tedesche che lo avevano identificato e fermato ad Halle dopo una settimana di ricerche. Di quella lettera ha parlato Filippo Turetta, indagato e reo confesso del femminicidio di Giulia Cecchettin, nell’interrogatorio davanti al pm della Procura di Verona Andrea Petroni lo scorso dicembre. Turetta racconta di aver tentato il suicidio al termine della sua fuga: «Volevo togliermi la vita con un coltello che avevo comprato, ma non ci sono riuscito. Pensavo che se avessi fumato e bevuto sambuca sarebbe stato più facile suicidarmi, ma invece ho vomitato in macchina». La lettera di addio, indirizzata ai genitori e con l’ammissione di colpa l’aveva già scritta. Nel messaggio «dicevo – spiega agli inquirenti – che ero colpevole, che mi dispiaceva per tutto quanto, dove si trovava il corpo e un messaggio per i miei genitori». Turetta ha poi raccontato che per convincersi a togliersi la vita ha iniziato a navigare su Internet, cercando notizie su se stesso. «Ho aperto Google Chrome, cercavo notizie che mi facessero stare abbastanza male da avere il coraggio per suicidarmi, ma ho letto che i miei genitori speravano di trovarmi ancora vivo e ho avuto l’effetto opposto», ha detto tra le altre cose nell’ interrogatorio di 7 ore, «mi sono rassegnato a non suicidarmi più, e ad essere arrestato». Quella notte sarebbe stato notato dalle autorità tedesche, che hanno messo fine alla sua fuga.


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