Guerra in Ucraina, la Cpi emette due mandati di arresto per Shoigu e Gerasimov. La Russia: «Guerra ibrida dell’Occidente»

Nel frattempo Mosca ha anche oscurato 81 siti di informazione europei in risposta a una misura analoga dell’Unione: tra questi anche 5 italiani

Su richiesta della Procura dell’Aja, lunedì 24 giugno la Corte penale internazionale ha emesso due mandati di arresto verso due alti funzionari russi nell’ambito del conflitto in Ucraina. Secondo il tribunale vi sono «ragionevoli motivi» per ritenere che l’ex ministro della Difesa russo Sergei Shoigu e l’attuale capo di stato maggiore Valery Gerasimov. si siano resi responsabili di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità durante la guerra contro i territori di Kiev. In particolare, le violazioni del diritto penale internazionale sarebbero avvenute durante gli «attacchi missilistici effettuati dalle forze armate russe contro l’infrastruttura elettrica ucraina almeno dal 10 ottobre 2022 fino almeno al 9 marzo 2023». Secondo la Camera preliminare, ci sono motivi ragionevoli per ritenere che gli «attacchi fossero diretti contro obiettivi civili e che, per quelle installazioni che potevano essere qualificate come obiettivi militari al momento dei fatti, i danni civili incidentali attesi sarebbero stati chiaramente eccessivo rispetto al vantaggio militare previsto».


La risposta della Russia

Nel marzo 2023 la Corte aveva spiccato un mandato di arresto anche per il leader del Cremlino, Vladimir Putin. La risposta alle ultime mosse del tribunale dell’Aja arriva dal Consiglio di Sicurezza nazionale, di cui ora Shoigu è il segretario: una decisione che fa parte della «guerra ibrida dell’Occidente contro la Russia», a minimizzare la portata dei mandati e anche la loro legittimità. Nel frattempo il ministero degli Esteri russo ha diffuso una nota in cui annuncia che, in risposta alla decisione del Consiglio europeo dello scorso 17 maggio contro la diffusione dei siti Ria Novosti, Izvestia e Rossiyskaya Gazeta, ha bloccato l’accesso dalla Russia di 81 media e testate di informazioni dei Paesi dell’Unione europea. Il più colpito è la Francia, con nove siti oscurati, ma nella lista c’è anche l’Italia. A essere bloccati, si legge, sono il canale televisivo nazionale La7 (la7.it), La Stampa (lastampa.it), la Repubblica (repubblica.it); l’emittente televisiva Rai (rai.it, rainews.it).


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